SCATENI. Cristiana carità per Formigoni, neofita della povertà


Articolo pubblicato il: 22/06/2018 12:42:08

Costernazione (dal dizionario Devoto & Oli: “abbattimento, afflizione profonda, sgomento, disagio doloroso”). E’ il sentimento che intenerisce il cuore ed è suscitato dalla improvvisa caduta nel baratro delle povertà del signor Formigoni, uomo dai molti ex. Il derelitto (iellato al punto di portare sulle spalle una condanna a sei anni di reclusione per corruzione) e lo diciamo con le gote rigate da lacrime, è stato espropriato in via cautelare di beni per cinque milioni di euro. Ex governatore della Lombardia la malignità dei magistrati gli addebita 60 milioni di danni all’istituzione regionle da lui presieduta per “favori” alla clinica Maugeri.

E’ vero, in cambio ha navigato in una vita da nababbo, su barche di lusso, cene in ristoranti tre forchette, generose coppe di champagne stappato in gradevole compagnia sul jet privato, qua e là possedimenti immobiliari: case, negozi, una sontuosa villa e per non farsi mancare niente il vitalizio di ex deputato (altra iattura per lui, non rieletto) ed europarlamentare, la pensione. Fa tenerezza questo perseguitato della Corte dei Conti. In piena crisi depressiva, con voce fievole si appella alla carità cristiana con toni emozionanti: “Di questo passo, vivrò d’aria”.

Perché no, lanciamo l’idea di una colletta, per alleviarne le pene.

In margine a “io chi sono, chi sei tu” della disfida Salvini-Saviano, l’indignata replica dell’autore di Gomorra alla minaccia del ministro degli interni di privarlo della scorta. Confermata la convinzione che purtroppo la protezione armata ha dimostrato di non scongiurare gli attentati, due telegrafiche postille al “Buffone, non mi fai paura” di Saviano. La prima è di carattere istituzionale. Non è tra le mansioni del ministro degli interni assegnare o disdire le scorte, dunque l’ingerenza di Salvini è solo frutto di rancorosa vendetta per le critiche dello scrittore. Se poi si volesse economizzare e allora la priorità è senza dubbio quella delle migliaia di uomini delle forze dell’ordine che dovrebbero proteggere i politici, a rischio della loro vita (Moro, Falcone, Borsellino). In margine alla querelle poteva mancare l’esternazione dell’inetto Di Maio? Eccola: “Scorta? Pensiamo al contratto…ognuno dica quello che vuole, ma nel tempo libero”. Ponzio Pilato? Un dilettante.

In questa repubblica delle banane si replica con sistematica puntualità l’ondivaghismo di stereotipi della mediocre italianità: fatto un governo, cioè preso il potere, da destra, centro e sinistra parte un frettoloso e pilatesco sprint per saltare sul carro dei vincitori. Nessuna tipologia di saltatori ne è esente e in qualche casoe le ragioni del volta bandiera si intuiscono, sono chiare. Succede a politici girovaghi, a giornalisti (meglio premunirsi contro possibili purghe ed epurazioni e marginalità), a gente dello spettacolo (attori, produttori, sceneggiatori). E’ il caso di un paio di divi del cinema. Declama Claudia Gerini: “Bene governo, giusto censimento rom" e poco ci manca che indossi camicia, gonna e felpa verde leghista. I suoi biografi ricordano la precedente empatia con la sinistra.

Socio in questa virata di bordo anche il bello del ciac made in Italy, al secolo Scamarcio; “Ho votato per questo governo, Salvini non è razzista”

E ha ragione, lo sgradevole appellativo è mal indirizzato, forse pensa che si dovrebbe dirottare su Papa Francesco, Emergency, Medici senza Frontiere: Dice l’attore: “A tutti i pensatori di sinistra, che si fanno abbindolare dalla stampa mainstream, dico che all'interno di questo governo ci sono persone che hanno sempre votato a sinistra, che sono degli intellettuali, e che si sono candidati con Lega e M5S”. Ma che lucidità analitica. Fa impallidire i politologi di professione, gli osservatòri specializzati, il giornalismo di settore, la diffusa percezione della realtà.

Salvini e la prima casa “abusiva” demolita: esempio di dispotica intolleranza e attivismo repressivo del “Prima gli italiani”. E’ stata abbattuta la cucina di una donna anziana e malata.

Luciano Scateni