Scateni. Gli imbecilli furbetti/ Undici anni da rimborsare, ma quanto?


Articolo pubblicato il: 24/02/2017 11:39:06

Gli imbecilli furbetti
Ma che furbetti. I tizi che fanno “filone” (così ne parlavamo da ragazzi, quando si marinava la scuola), cioè che lasciano il posto di lavoro illegalmente, sono truffatori e per di più imbecilli, al punto di affidare a un “timbratore” di turno i loro cartellini  e squagliarsela per dedicarsi a variegate attività: shopping,  sport, passeggiate sul lungomare. Imbecilli seriali perché da tempo tutti, ma proprio tutti, sanno che i sospetti su queste truffe finiscono nel mirino delle forze di polizia e in quello delle telecamere nascoste. Tocca a Napoli il ludibrio per l’ultimo episodio del genere. Il punto di partenza è di dimensione generale. Negli ospedali, soprattutto al Sud, il livello di assistenza è complicato dall’inadeguatezza delle strutture e in alcuni casi in carenze di personale. Se a tutto questo si somma la cronaca di misfatti come quello che ha come protagonista l’ospedale napoletani Loreto Mare, la caduta di prestazioni è verticale e gravissima. Le indagini dei carabinieri hanno accertato che un numero davvero impressionante di dipendenti si assentava dal lavoro con il famigerato trucco dei cartellini timbrati in blocco da uno di loro. Tra i truffatori è compresa una rappresentanza di tutti i ruoli: medici, tecnici, infermieri e personale socio sanitario.  Per cinquantacinque è scattato il provvedimento degli arresti domiciliari. Il classico motivo dell’esodo illecito  dal luogo di lavoro, lo shopping, nel caso del Loreto Mare si “arricchisce” di particolari eclatanti. Un medico anziché operare in corsia curava la salute fisica, personale, sui campi di tennis e il responsabile dei controlli sulle presenze esercitava la  nobile arte gastronomica come chef in un ristorante del nolano.  Tra i dipendenti agli arresti domiciliari, riferisce l’Ansa, un neurologo (dai nervi labili?), un ginecologo, tecnici di radiologia, tanti infermieri, operatori sanitari.  Gli indagati sono novantaquattro. Sembra fantacronacca, ma è la dura realtà.
Undici anni da rimborsare, ma quanto?
Detto dei “furbetti” i fatti del giorno propongono una sorta di rovescio della medaglia che ha dell’incredibile. Al centro di questa storia è Angelo Massaro, un soggetto poco raccomandabile, colpevole di reati come l’affiliazione a un’associazione dedita allo spaccio della droga e un omicidio, con condanna in primo grado e poi assoluzione. Per  un altro omicidio, vittima Lorenzo Fersurella,  Massaro fu condannato nel ’96 in base all’intercettazione di una telefonata. In dialetto di Fragagna disse “sto trasportando nu muers. Muers fu interpretato come “morto”. In realtà il significato è “questo accidente di cosa” e si riferiva  a  un carrello per l’edilizia. La condanna fu motivata anche dalla dichiarazione poco attendibile di un pentito. La Corte d’appello, dopo ventuno anni, assolve l’uomo per non aver commesso il fatto. Massaro: “E ora questi anni chi me li ridà?” Si riferisce ai dieci anni in più trascorsi in carcere oltre gli undici di un’altra condanna. 
Luciano Scateni