SCATENI. Il tragicomico Tav: in scena Stanlio e Ollio


Articolo pubblicato il: 09/03/2019 14:11:45

È un vero peccato. I produttori della fantastica coppia Oliver Hardy e Stan Laurel, fossero ancora in attività, avrebbero finanziato uno dei loro grandi successi. Il possibile cast: Ollio nella parte di Salvini, Stanlio nei panni di Di Maio. Comprimari il fuori tempo massimo Conte, che scopre dopo un anno dall’insediamento costi e benefici del Tav, l’evanescente Toninelli, con la bocca tappata dai Dioscuri per evitare che dica cazzate. Co-protagonista il luminare dell’economia Marco Ponti, che di ponti ne ha gettati due, l’uno commissionato dai grullini, l’altro dalla Ue. Con il primo ha bocciato il Tav per eccesso di costi , con il secondo, firmato dal Trt, una sua società e commissionato dalla Ue, ha promosso l’operazione, perché “foriera di tanti posti di lavoro, anche con l’indotto, tempi di percorrenza più brevi, velocità dei treni, benefici per il territorio: “Risparmio di tempo per i passeggeri del 30 % e per le merci del 40%. Benefici in termini di occupazione. Per ogni miliardo speso nel cantiere si creerebbero direttamente 15mila posti di lavoro, oltre quelli dell’indotto. Il corridoio mediterraneo, tra tutti quelli europei, sarà quello che nei prossimi anni creerà 153mila più posti di lavoro.

Ollio Salvini spara un micidiale ultimatum: “O si fa, o si fa”. Stanlio Di Maio suona l’allarme “E’ crisi di governo”. Ollio Salvini smentisce, il giullare Conte impone un ultimatum, senza che nessuno se ne curi, l’Europa fa sapere che “la nostra pazienza ha un limite. Con il no Tav perderete il finanziamento di 800 milioni.. Ollio Salvini sfida Stanlio Di Maio “Subito i bandi di gara”. Stanlio Di Maio risponde con un perentorio “non si farà”. Toninelli fa una comparsa in libertà vigilata del Movimento, per dire che non si dimette, ma Stanlio Di Maio deve rispondere a due mozioni di sfiducia per il suo ministro gaffeur. L’ondeggiante Ponti non giustifica il parere bifronte sul Tav e produce questa battuta da applausi a scena aperta: “L’Italia diventa un Paese civile, perché si discute, si critica, si ragiona con i numeri!” Eia, eia, alalà!.

Dalla comune entrano in scena i dem. Un recente sondaggio racconta che percentualmente sono molto pro Tav (testa di Ponte è Chiamparino, governatore del Piemonte). Il perché è ancora sotto traccia. Per un verso si spiega con l’interesse del Pd per il mondo del lavoro e la sua storica empatia con la classe operaia, ma il sospetto è che l’anomala concordanza di intenti con Ollio Salvini nasconda l’intenzione di accelerare il declino di Sanlio Di Maio e consoci.

Con preziose e documentate riflessioni, Gerardo Mazziotti, premio internazionale di giornalismo civile, tira di sciabola e colpisce in pieno petto Di Maio, che con il compare Conte si inebria di autoreferenzialità per il via al reddito di cittadinanza (vedremo che futuro lo aspetta). Scrive Mazziotti: “E’ tutto felice per quella che definisce ‘una rivoluzione che annullerà la povertà’. Siccome il ragazzotto ha studiato poco, ignora di aver plagiato l’iniziativa di Bassolino, appena eletto governatore della Campania. Con la legge regionale del 2004 istituì l’assegno di cittadinanza di 350 euro erogato dai Comuni a chiunque avesse un reddito inferiore ai 5mila euro l’anno, per un periodo di tre anni, anche a favore degli immigrati. Condivise l’iniziativa il Friuli Venezia Giulia nel 2015.

Luciano Scateni