SCATENI. Ingenui e gonzi. Mini racconti


Articolo pubblicato il: 11/07/2018 18:11:31

L’oroscopo è un gioco a dispetto, come tirar dadi e illudersi di ottenere il sei, al massimo della fortuna tre volte di seguito. Succede solo se a lanciare i dadi (truccati) è un baro. Il truffatore ha sfogliato il cubo e appena al di sotto di un lato, su cui spiccano i sei punti bianchi su fondo nero, ha inserito tondini di acciaio. All’occhiello dell’abito da sera il truffatore ha infilato il gambo di un garofano, a nascondere la potente calamita miniaturizzata, che diretta con gesto apposito della mano libera sui dadi, li induce a ruotare fino a fermarsi con il lato superiore sul numero sei. Davanti all’imbroglione si accumulano gli euro delle vincite. Con espressione di stupore alza lo sguardo al cielo: “Dio che giornata”. Il grazie a viva voce a Bundai Tofuni, ideatore del trucco, ma specialmente a Yuto Takahashi, creativo al servizio del male, ricercato in patria per reati contro il patrimonio. A sera, dopo l’ora del rito buddista, il celebrante aveva lasciato aperta la grande porta di ingresso della famosa pagoda del tempio di Shingon, di tu-ji a Kioto, per dare riparo ai senza dimora locali. Yuto Takashai si è finto clochard e si è steso in terra, su una coperta sdrucita. Quando tutti sono caduti in un sonno profondo è sgattaiolato nel locale dove sono custoditi i paramenti sacri e ha sgraffignato il pacco di yen custoditi alla meglio in uno scatolo di cartone sigillato con nastro adesivo trasparente. Lo ha visto una donna con i capelli bianchi come la neve, mentre vagava di notte nella pagoda, dove viveva invitata dai sacerdoti a vigilare sugli ospiti della notte. Manette.

Il gioco delle tre carte: “Questa vince, questa perde”, funziona come un orologio made in Switzerland: inganna l’allocco di turno con l’abilità manuale dell’operatore e il contributo della spalla, inappuntabile, finto giocatore, che, per una volta fa guadagnare cento euro a chi punta (ignaro della combutta) e lo fa perdere per le successive tre.

Di consumata scaltrezza è Conchita, andalusa trapiantata a Palermo. Sottile conoscitrice di soggetti timorosi, superstiziosi, indotti a consultare gli astri per guardare nel futuro, esordisce con un “Sei ansioso, lo sento” e coglie nel segno. Chi si rivolge a lei un motivo di ansia lo vive comunque.

“Sorprese in amore” promette l’astrologo, cioè tutto e niente. E’ considerato un mago se il cliente si innamora davvero. Se al contrario litiga con il compagno-compagna pensa: “Me l’aveva detto, la sorpresa c’è stata, ho litigato e di brutto”.

Il meglio è lo show televisivo di Aldo e Flora. Alle loro spalle incombe il tabellone dei novanta numeri da combinare per tentare ambo, terno…cinquina, da trascrivere su biglietti del lotto. I due compari propongono agli ascoltatori migliaia di abbinamenti e le probabilità di vincita di qualcuno sono altissime. Chi incassa diventa un promoter involontario del passa parola e le telefonate a pagamento alla “ricevitoria” televisiva rendono un bel gruzzolo ai due fertili inventori di guadagni facili.

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Strani effetti dello spinello, se l’erba è di qualità superiore. Nel cerchio magico di compagni di liceo e associati a vario titolo è cult il gioco-test del “che effetto che fa”. Francesco: spara un “moltiplica l’efficienza sessuale, quando fumo posso fare anche tre scopate di seguito”. Non è granché credibile attendibile tra gli amici. Laura dà fondo ai ricordi tratti dal genere di rotocalchi di “Grand’Hotel”: “Provo estasi, divento espansiva, oltrepasso i limiti della discrezione”. Angela e Peppe all’unisono: “Facciamo l’amore alla grande”. Pasquale. “Mi stordisce. Se devo scrivere l’articolo per il giornale della scuola dò i numeri. A rileggerlo mi prendo per matto, per squinternato, rinnego quanto scorre sul computer. Una volta ne ho stampato uno: “Giorni di empiti creativi in bozza, un pieno di refusi, orge di incisi, omissioni plateali, chissà perché, francesismi, spassiba, asta la vista, save de god. Ventate di ostentato a-protagonismo incomprensibile a maggioranze silenziose, vocianti a mille decibel appena saltano sull’aia dei privilegi brutalmente imposti. Tre parole nuove, spinte in faccia alla compagna incinta per mera distrazione. Tre fiati d’amore sospirati per quieto vivere nel silenzio di un’aula che stipa eccellentissimi cadaveri, odorosi di ipocrita puritanesimo. Vi pare poco?”

Salvatore: “Io sogno in bianco e nero. Il Brennero, il Tav che dirige verso Monaco di Baviera. Chiusa dal di fuori la porta del wagon lit: perché sei hai già liberato il tuo corpo da rigidità indotte dai lacci impropri del catechismo? Ricordi? Su, al Virgiliano, nel parco dell’amore, in una sera fredda come questa, stretti per non tremare, felici nonostante il paradosso del primo letto d’amore sulle quattro ruote di una Panda…Ricordi Marbella, Porto Banus, due ore poco più di volo, come planare con ali di aquila su canyon e puntare al cielo adagiati su venti ascendenti per risalire oltre il tetto di altopiani che oltrepassavano nuvole nere a forma di alberi in fiore. Malaga, il Picasso Museum e via in direzione di Gibilterra”.

Ester, come sempre laconica: “La morte in abito da sera…coppe di “Francia Corta”, gocce lungo la schiena”.

“Ragazzi, stasera niente hascisc, domani ho l’esame di Anatomia 2”

Luciano Scateni