SCATENI/ La favola del cinese che sul greto del fiume aspetta, paziente, di veder passare il cadavere del nemico


Articolo pubblicato il: 17/11/2018 13:09:13

Vacilla la fama di Travaglio informatissimo giustiziere. Vacilla anche la campagna dell’“Incompiuto” Di Maio contro la libertà di stampa fondata sul fazioso presupposto che i giornali italiani più accreditati conducano una guerra spietata al governo gialloverde. Il vice premier grullino non include nel progetto di ghigliottinarli il ‘Fatto Quotidiano’, semi organo del Movimento 5 Stelle, diretto da Travaglio in perenne campagna elettorale per Di Maio e il pianeta pentastellatoi. In preparazione al 4 marzo il ‘Fatto Quotidiano’ si è impegnato a fondo per demolire il consenso al Pd e Travaglio ha personalmente contribuito con ripetuti attacchi diffamatori al padre di Matteo Renzi, con l’obiettivo di colpire il partito democratico. Gli è riuscito, ma con metodi giornalisticamente scorretti, cioè con le armi di accuse false. Il tribunale ha condannato Travaglio per diffamazione ed è una condanna bis, la seconda. Le due sentenze gli costeranno centomila euro (ovviamente pagherà il giornale che dirige). Il commento di Matteo Renzi: “Bisogna sopportare le ingiustizie, le falsità, le diffamazioni. La verità prima o poi arriva. Il tempo è galantuomo. Ci hanno rovesciato un mare di fango addosso. Nessun risarcimento ci ridarà ciò che abbiamo sofferto ma la verità è più forte delle menzogne”. Encomio senza riserve per il globetrotter Di Battista. Non compensa l’indignazione per avere definito i giornalisti “puttane”, ma gli va dato atto di una risposta coraggiosa dal Nicaragua, via Skipe, alla provocazione dell’intervistatore: “Ma non aveva detto che se non fosse stata bloccata la realizzazione del gasdotto Asia-Puglia si sarebbe dimesso dal Movimento?” Di Battista, con la mano sul cuore ha risposto “E’ così e chiedo scusa per aver ingannato la gente del Salento”. A proposito della diffamazione del padre di Renzi, un accanito accusatore è stato Vittorio Di Battista padre tenacemente fascista di Alessandro. Stavolta altro che encomi. Di lui il grullino ha detto: “Lo stimo, è il fascista più liberale che io conosca”. La contraddizione in termini è talmente clamorosa da apparire inverosimile. Fascismo liberale? Alessandro dimentica o finge di dimenticare che il padre sarà indagato per aver offeso il presidente della Repubblica. In un paese civile e la Gran Bretagna lo è, se chi governa interpreta male il ruolo, in danno della nazione, succede che è contestato dall’opposizione, ma anche dal partito di cui è leader. Succede che con la questione brexit Theresa May si è imbarcata su una nave in tempesta e al culmine di una navigazione vicina al naufragio deve ora affrontare la mozione di sfiducia presentata dai deputati conservatori più radicali nel sostenere l’uscita dalla Ue e rimediare, se gliele danno il tempo, alle dimissioni di ministri con deleghe importanti. Succede che il profondo dissenso che alimenta i litigi quotidiani Lega-5Stelle, anziché sfociare in un salutare divorzio, è mascherato da spudorate menzogne sul clima di collaborazione totale tra i due coinquilini di Palazzo Chigi. Esistesse una Sacra Rota parlamentare, avrebbe da tempo sanzionato la fine di un matrimonio viziato in partenza e non consumato.

Luciano Scateni