SCATENI. Salvineide number two


Articolo pubblicato il: 12/07/2018 16:02:53

La trappola è scattata quando il gatto ha intuito che allungando una zampa nel buco della parete avrebbe ghermito il topo, agognato pasto per lo stomaco piatto e inutilmente pervaso di acido cloridrico su impulso del cervello, che all’ora abituale del pasto lo ha inviato per digerire i boli presumibilmente ingoiati. L’astuto soriano spolpa la preda, scarnisce le ossa e satollo si lecca i baffi.

Il gioco è di semplice applicazione. Dice il bugiardino: “Assegnato al gatto l’etichetta di “Ce l’ho duro” Salvini e al topo l’identità di “cervelloprivo” Di Maio, il nebuloso spaccato sull’indecente mandato di governo ai due dilettanti allo sbaraglio diventa un libro aperto, un porta spalancata, uno svelato arcano del post 4 Marzo. Il grilletto misteriosamente eletto a primus inter non pares del movimento, che ricorda gli alberghi di lusso e somiglia sempre più a motel di passaggio, ha puntato tutte le fiches sull’arresto della pallina nella casella dello zero, accadimento statisticamente raro, cioè su proclami di “calmi, arrivo io e porto in dote un il salario garantito a tutti”, azzardatissimo proclama perché senza copertura finanziaria.

Il padano di Pontida, ospite fisso della Val Gardena, ha guidato con piglio vendicatore mandriani, gestori di mezzadrie agricole, “pulenton” rosi da invidia per i popolo del sud, industrialotti della Brianza aspiranti a non pagare tasse, nostalgici dell’uomo forte, - benedetto Duce! - e ha gettato nel panico l’Italia dei pavidi, degli ignoranti, dei “prima gli italiani”, cazzata alla Fantozzi, di quelli che “la famiglia è padre (uomo), madre (donna) e figli (esclusi gli omosessuali). Anche il populist-qualunquist-neofascist ha un peccato da confessare al dio Po, ma con astuzia da navigato millantatore si auto assolve e tacita i quesiti dei contribuenti sulla flat tax di là da venire con un “si farà”, ostacolato dal deficit dell’Erario.

Il semiguru Casaleggio scalda i muscoli per infliggere al disorientato Giggino (detto Di Maio) una gragnuola di cazzotti. Ogni uppercut un incentivo al futuro di separato in casa con il “Ministro della paura” (copyright Bottura, la Repubblica). L’effetto della terapia d’urgenza di fa sentire a pioggia: “Porti italiani chiusi” (Matteo ce l’ho duro), “Porti aperti” (Di Ma, Toninelli, Trenta, De Falco e la mina vagante Fico). “Flat Tax? Boh vedremo” (manipolo di pentastellati).

Bella domanda. Si spera sia inquietante per le pecore al pascolo che hanno seguito docilmente il pastore con la felpa “lumbard”): che aspettativa di vita hanno i bluff del gatto soriano, quanto resisteranno le unghie prima di spuntirsi e l’Italia sinistra priva lo spelecchierà? Magari in coincidenza con i prossimi annunciati conati di vomito per il tronfio leghista, che a richiesta di svelare dove sono finiti 49 milioni truffati allo Stato balbetta e affida a Calderoli braccio-piegato-a-ombrello la difesa d’ufficio.

E il Conte pseudo premier? Desaparecido, consultare la Sciarelli di “Chi l’ha visto?”

Questa Italia proprio non ci piace, ma anche questa è l’Italia.

Luciano Scateni