21 maggio- 2 giugno 91. Un adolescente fortunato, la preparazione e l'apoteosi di una città. GIANLUCA POTA






Articolo pubblicato il: 21/05/2021 17:00:38

Tra il 21 maggio ed il 2 giugno del 1991 Caserta ha raggiunto il top della sua storia, epoca borbonica a parte. Merito di Juvecaserta (scritto attaccato e non staccato, doverosa precisazione) e Casertana. Lo scudetto dei bianconeri, passa alla storia come il primo ed unico a sud di Roma e questo primato regge (eccome se regge). La Casertana salpo' in B mettendo a sedere blasonati club. Ricordo che mio padre il 3 giugno mi disse: "Ricordatelo bene questo frangente perche' chissa' quando lo rivivremo di nuovo". Fu un exploit. La Gazzetta dello Sport ci regalo' il titolo appena sotto la testata: "Caserta come la Samp" con tanto di foto di Gentile ed Esposito abbracciati. I simboli, assieme a Marcelletti, di una citta' nella quale dominava la media borghesia, dove il benessere c'era davvero e non esisteva apparenza (oggi regnante nel capoluogo). Ci vorrebbe un libro per ricordare quel periodo ma soprattutto la fase preparatoria (da sottolineare maggiormente). Giovanni Maggio' da una parte Vincenzo Cuccaro dall'altra sono stati i grandi artefici dell'apoteosi Caserta (e non solo Caserta sportiva). Due persone diverse ma accumunate dall'amore vero (sottolineato all'infinito) verso la citta'. Entrambi avevano piacere a passeggiare in centro. Li vedevi spessissimo fermarsi con la gente e chiedere consigli. Emblematica la domanda dal patron della Juve al compianto edicolante Ciccio Croce: "Don Ci' vi piace il Palamaggio'? Perche' se avete qualcosa da obiettare cambiamo subito". Il Reggia Palace Hotel, sull'altra sponda, era diventato quasi una piazza della citta'. Non solo turisti ma anche tanti casertani che, con la scusa dell'aperitivo, si recavano sul vialone a vedere il patron e magari scoprire il nome del nuovo mister o di un giocatore. Quanto a noi adolescenti dell'epoca, beh era consuetudine costringere i nostri genitori alla doppia tappa. Casertana alle 14.30 al Pinto e poi corsa al Palamaggio'. Spesso si tornava a casa con una duplice gioia perche' lo scudetto e la B non arrivarono per caso. Piu' volte gli obiettivi furono sfiorati, dovemmo sudare  sette camicie prima di festeggiare i grandi traguardi. Dio volle che la 'Grande Bellezza' arrivo' nello stesso anno, a distanza di pochi giorni. E allora proviamo a ricordare quei giorni sponda Juve (dedicheremo un articolo alla Casertana il 2 giugno prossimo). Io, che facevo parte del vivaio bianconero, ho avuto la fortuna di toccare con mano l'atmosfera che si respirava in quei momenti a Pezza delle Noci. Al di la' di noi ragazzi che ci allenavamo in palestrina (sopra ci sono, c'erano, vabbe' fate voi, comunque all'epoca c'erano gli uffici di dirigenti e staff della prima squadra) non si sentiva volare una mosca. L'attesa era snervante. Non ho mai capito se c'era ottimismo o pessimismo in vista di gara-5. Forse prevaleva il secondo sentimento visto che a Milano nella serie eravamo 0-2. Ricordo Tonino Pagliaro che, ad una mia battuta mi ammoni' con tono serio: "Uaglio' nun fa burdell che nun e' u mument". Giorno 21 Maggio ore 14. Noi a prendere il pulmino allo stazione per andare al 'palazzo' (questo il gergo utilizzato dai tesserati dell'allora Juve) ad allenarci. Noi fortunati per sempre perche', dopo la seduta, saremmo andati in sala living a vedere gara-5. Io, casertano nel tempio della Juve, con tutti i membri del club rimasto in sede, a vivere con loro un qualcosa di storico, di unico. Un'emozione fortissima forse maggiore rispetto a tante mie partite vinte. Ah, regola ben precisa: noi atleti potevamo solo vedere e soffrire in silenzio. Guai a fare commenti, a cadere in esclamazioni. Saremmo stati immediatamente 'cazziati' dai nostri allenatori. Lo stile Maggio', del quale se ne e' sempre parlato poco, vietava a noi tesserati di trasformarci in ultras in ogni situazione. Pero' verso la fine della partita con la vittoria in tasca con Gentile, che dopo un canestro e fallo, pugni alzati comincio' a tracciare un cerchio sul parquet del Forum, i divieti furono aboliti. Le urla di gioia si sentivano fino a Caserta citta'. Abbiamo vinto noi. Per una volta nella vita cestistica, ha vinto il Sud. Cominciavo a capire il significato e la valenza di quello striscione al palazzetto vecchio (alias palasport viale Medaglie d'Oro) 'Orgoglio di essere meridionali'. Intanto in sala living Tonino ed Enzo Piccolo portarono una serie di bottiglie di champagne. Pochi minuti dopo la vittoria, iniziarono le chiamate con Milano. Le urla, le lacrime e i pianti dei protagonisti del tricolore che ci trasmisero la loro emozione senza microfoni ne' telecamere. Come quando un fratello chiama l'altro per condividere una gioia immensa. Dopo un'oretta il pulmino con il doppio dei ragazzi che avrebbe potuto ospitare per legge partecipo' ai festeggiamenti in citta'. Io ero su quel mezzo e ricordo che al nostro transito la gente ci osannava quasi come se fossimo stati noi ad espugnare il campo dell'Olimpia. In realta' i casertani, attraverso quel mezzo, ringraziavano il club, ringraziavano Giovanni Maggio' e i suoi figli, perche' per una volta nella vita non eravamo piu' tra gli ultimi (gradutorie di vivibilita' alla mano) ma eravamo i primi, i primi del Sud, i primi in Italia. Caserta aveva piegato Milano. Milano la capitale industriale, Milano pluriscudettata, il colosso Milano. Davide aveva abbattuto Golia, allora era vera la storia? Si', era vera, era tutto vero. " Ora c'ho le prove" ripassando il film 'Il Ciclone'. Dormi' poche ore e quando mi svegliai notai uno strano silenzio'. Pensai: "Ho sognato tutto". Pochi secondi dopo e varco' l'uscio di casa mio fratello, reduce dalla trasferta ad Assago. Lo guardai serio, per capire se lo scudetto era stato strappato o era solo frutto della mia fantasia. Lui mi sorrise e poi urlo': "Siamo Campioni d'Italia!!!!".