Campania. Riconosciute le 'zone disagiate'. "Pari dignità a territori che necessitano di strumenti normativi adeguati"






Articolo pubblicato il: 10/07/2025 10:15:23

Questo il comunicato stampa diffuso ieri dal Presidente del Consiglio regionale della Campania Gennaro Oliviero:
 
"Campania, riconosciute le “zone disagiate”: approvata all’unanimità la proposta di legge a prima firma del Presidente del Consiglio regionale della Campania Gennaro Oliviero.  Il Consiglio regionale della Campania ha approvato all’unanimità la proposta di legge regionale recante il riconoscimento delle isole di Capri - si legge nel comunicato - Ischia e Procida e dei Comuni di Sessa Aurunca, Piedimonte Matese e Sapri come “zone disagiate”. La proposta, a iniziativa del Presidente del Consiglio regionale Gennaro Oliviero e dei consiglieri Giuseppe Sommese, Tommaso Pellegrino, Francesco Picarone e Corrado Matera - si legge ancora -  ha ricevuto il voto favorevole all’unanimità dell’Aula, confermando l’attenzione dell’istituzione verso le istanze dei territori periferici e insulari della Campania.
 
«Con questa legge – dichiara il Presidente Gennaro Oliviero – riconosciamo diritti e dignità a territori che, per la loro particolare posizione geografica e orografica, necessitano di strumenti normativi adeguati. Il riconoscimento della condizione di disagio consente l’attivazione - prosegue il comunicato - di deroghe a vincoli nazionali che, se applicati in modo uniforme, rischiano di penalizzare le comunità più fragili come queste. Una scelta di giustizia territoriale, che guarda alle esigenze reali delle comunità e che consente ora, a pieno titolo, l’applicazione delle deroghe previste dalla normativa nazionale in ambito sanitario, scolastico e infrastrutturale. Un passo essenziale per garantire continuità assistenziale - si legge ancora - sicurezza e dignità nei nostri territori». La legge approvata rappresenta infatti un rilevante passo in avanti nella tutela dell’equità territoriale, favorendo l’inclusione e la permanenza delle comunità in territori troppo spesso trascurati dalle grandi politiche di pianificazione. «Si tratta di una norma di civiltà – conclude Oliviero – che permette a questi territori di difendere e mettere - si legge ancora - al centro le persone e i loro bisogni".