Buon compleanno Francesco, come ti chiamano i tuoi familiari. Buon compleanno Ciccio, come ti chiamiamo noi, gli amici, compresi ‘quelli di Via Gemito’. Oggi hai compiuto 50 anni. “Ti stai a fa’ vecchio” avresti detto tu a chi si fosse trovato al tuo posto in questo 22 marzo. Tale frase l’avresti accompagnata con quel sorriso bellissimo che ti contraddistingue e quella vivacità difficile da trovare. Ma tu sei così: solare, brillante. Un lavoro invidiabile, una famiglia meravigliosa, ti sei costruito da solo. E nonostante le responsabilità, ogni volta che ti incontro sei sempre disponibile a sorridere e a scherzare. Ma come diamine fai? Non ci vediamo da un po’, l’ultima volta che ti ho incontrato eravamo in pasticceria. Era di primo mattino, io non ero ancora 'connesso'. Entrai e chiesi il solito cappuccino freddo. Poi ad un certo, alle spalle mi arrivò un ceffone, eri tu. “Ma che fai? Entri e non mi saluti, Pota piccolo?”. Ecco, qui ci dobbiamo un attimo fermare. Ciccio è amico di mio fratello, Antonello. Per cui io sono ‘Pota piccolo’ per lui, compagno di banco di Antonella, sua sorella, alle scuole medie e frequentatore assiduo di casa Fusco dai 13 anni al periodo universitario. Detto ciò proseguiamo. Mi girai, c’eri tu accompagnato dal MALEDETTO. “Ciccioooooo….”. E tu: “Non trovare giustificazioni, lo so, stai ancora a dormì”. Risata generale non solo nostra ma di tutti i presenti, considerando che non erano esattamente le 7 di mattina. Ci fermammo qualche minuito a parlare. Mi raccontasti un po’ del MALEDETTO e delle difficoltà che ti creava. Ti ascoltai con attenzione e man mano mi resi conto di cosa vuol dire avere a che fare con LUI che ti cambia un’esistenza, che si infila dappertutto, non solo nel corpo, ma nei rapporti, nel lavoro, negli affetti più cari, nelle amicizie. Niente è più come prima. Devi rendere conto sempre a lui che è un vastaso, un prepotente, uno che ti condiziona negativamente e costantemente la vita quotidiana. Insomma uno STRONZO, UNICO. Ma in quei minuti mi resi conto anche di altro: il MALEDETTO aveva trovato un acerrimo nemico. Lo capì dai tuoi occhi: si avvertiva in maniera nitida che avresti combattuto come un leone per scacciarlo. Eri deciso, eri carico, determinato. Poi, stesso tu cambiasti discorso: “Mo però basta…. Ne’ ma tuo fratello dove sta? Che sta a fa’?....Sempre alle prese con la pallacanestro?”. E io: “E certo e chi gli toglie quella palla a spicchi dalle mani, lo sai Ciccio”. Altri sorrisi. Io: “Trattami bene la mia grande amica, nonché compagna di banco, mi raccomando, non fa l’antipatico con lei”. Ciccio è molto protettivo nei confronti di Anto e nonostante con lei io ho un rapporto ventennale fraterno, ogni volta che gli chiedo di Anto, ‘mi guarda un po’ storto’. Resta molto geloso della sorellina. Lo capisco e lo prendo in giro: “Ciccio è ia’, ancora con questo sguardo quando parlo di Anto? (che poi ha tre figli meravigliosi e un marito da favola, Stefano)”. Per questa affermazione altro scappellotto ai miei danni, ma stavolta seguito da un abbraccio e un sorriso, che porterò sempre dentro di me, perchè ricevuto da un combattente vero, da una persona che non si arrende mai, da un uomo che è qui con noi, ecco perchè continuo a parlare al presente e non al passato. Ho rivisto il MALEDETTO, in quella occasione, ma soprattutto ho avuto l’onore di riabbracciare uno dei suoi più acerrimi nemici, l’Amico di tutti noi.
Gianluca Pota
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