Ciao, ciao Juve. A Napoli non si passa, 2-1 per gli azzurri


Articolo pubblicato il: 12/09/2021 09:27:42

Giornata sghimbescia, atonia per eccesso di fatiche pregresse non smaltite, o ammutinamento collettivo, dispettosa provocazione, sciopero bianco? Qualunque retroscena dell’uno a cinque rimediato dal Napoli con il Benevento, nell’amichevole tra cugini corregionali, è apparso come un preoccupante punto esclamativo a commento del pressapochismo che caratterizza l’avvio di un campionato sempre più subordinato allo strapotere economico-organizzativo di club finanziati da nababbi arabi, americani e nostrani. C’è questo nel confuso prologo di Napoli-Juventus, imparagonabile alle entusiasmanti sfide ai bianconeri degli azzurri al top del loro splendore. Spalletti, di cui ancora non è visibile un progetto  di gioco di cui parte della stampa di settore gli fa credito per i suoi trascorsi, e Allegri, spavaldo affabulatore, che ostenta certezze per il futuro di una Juventus in tono dimesso delle due prime giornate, è certo che nello stadio Maradona, affollato al 50 per cento per i limiti imposti dalla pandemia, sono intenzionati a mettere in gioco le rispettive credibilità di tecnici Vip e non con il meglio dei rispettivi gli organici, sottodimensionati per defezioni di varia natura. Al 45esimo un mini commento: inutile, cospicuo possesso palla del Napoli, prossimo all’80 percento, ma nemmeno un tiro verso Szcesny. Azzurri a passo lento, Juventus abile a costruire un bunker inaccessibile, ma anche capace di fiondare pericolosamente in contropiede Morata e Kukusevski. Tutto si riduce alla gigantesca cavolata di Manolas che al 12esimo si fa rubare dal falco Morata un pallone passato inopinatamente all’indietro per Ospina. Troppo facile per lo spagnolo gabbare Ospina. 1 a 0 e niente di più che valga la pena di raccontare. Napoli opaco e la beffa di 8 corner guadagnati e sprecati dagli azzurri. Il meno peggiore del Napoli è il camerunense Anguissa, appena inserito nell’organico di Spalletti. Second time, con Ounas per Elmas. Prova a scalare le marce il Napoli e innesta la quarta, o quasi. Le magie di Insigne fanno ancora una volta la differenza. Tiro a giro, respinge Szcesnys, ribatte Politano e insperata parità. 1 a 1 al minuto 58. La Juve prosegue con l’atteggiamento alla Herrera, famoso catenacciaro. È un altro Napoli? Sembra di sì. Merito di Ounas che ha scompaginato la linea ‘Maginot’ bianconera. De Ligt per Pellegrini la mossa di Allegri. Napoli d’assalto e qualche accenno di uscire dal bunker della Juve. Politano cede il passo al messicano Lozano. S’infortuna Insigne (ginocchio) e lascia il posto a Zielinski, al minuto 73. Ramsey per Mackennie, Kean per Morata. Crampi diffusi, squadre allungate per stanchezza. Fatale il corner numero 13 degli azzurri, contro zero dei bianconeri e ricompensa per una partita degli azzurri fatta tutta in attacco. Il cross è deviato da Kean ma c’è Koulibaly in agguato e il suo tocco è vincente. Da due metri ed è gol: due a uno, minuto 85. Crampi per Osimhen, entra Petagna, dentro anche Malcuit. Cinque i minuti di recupero, poi solo due. Trenta secondi al triplice fischio di Irrati. Il the end di una partita non esaltante dice che Napoli e Juve non sono ancora al top, che Allegri ha finge di allenare una squadra da vertice e ha pagato la scelta suicida di chiudersi a riccio in difesa, che Spalletti deve correggere la pigrizia degli azzurri, specialmente palese per tutto il primo tempo. Comunque battere la Juve è da sempre e anche stasera una gran bella notizia.