MARCIANISE. Ottanta telefonate in un giorno. Ex denunciato ai carabinieri






Articolo pubblicato il: 20/10/2018 11:47:32

PUBBLICHIAMO IL POST FACEBOOK DEL SINDACO DI MARCIANISE ANTONELLO VELARDI:

"Alle tre del pomeriggio sono fermo al parcheggio accanto alla caserma dei carabinieri di Marcianise, ho appena preso un caffè al bar lì vicino. Si avvicina una donna; è giovane, magra, ben curata, ha una borsa a spalla e la tiene stretta. Si muove a scatti, ha il volto incavato, trema. Si avvicina e chiede di parlarmi. E' molto gentile, sussiegosa, incerta sul da farsi. Guardo questa signora - si legge nel post - così gentile e così impaurita, provo a capire se la conosco e metto a fuoco il suo volto. Non mi lascia molto tempo, comincia a piangere. "Signora, mi dica pure". "Mi può aiutare?", mi dice quasi vergognandosi. "Certo, la aiuto, stia tranquilla", provo a rassicurarla. "Sono vittima di stalking. Il mio compagno non mi fa vivere più, mi minaccia in tutti i modi", mi dice la signora, dopo aver preso coraggio e fiato. Io resto di sasso, pensavo alla solita richiesta di aiuto per il lavoro. Non so che dire, provo a pensare come replicare. Neanche il tempo di organizzare una risposta e la signora incalza: il mio volto e le mie parole rassicuranti l'hanno forse incoraggiata. "Mi aiuti a fare la denuncia. Io ho trovato il coraggio di venire qui dai carabinieri e raccontare che cosa mi sta capitando, ma non posso fare la querela, devo ripassare - si legge nel post - per un problema tecnico". "Signora - azzardo io - è andata nel frattempo al centro antiviolenza qui a Marcianise? Funziona molto bene". Mi risponde che è stata dallo psicologo, che il suo non è un dramma cominciato oggi. Mi faccio raccontare tutta la sua storia. (...) Lei ha paura quando esce dal lavoro, si fa accompagnare dai colleghi. Ha paura perché l'ex compagno la aspetta spesso sotto casa dei genitori, dove lei vive. L'ha già denunciato, sono in corso delle indagini. Ma lui non si è mai fermato: oggi le ha fatto 80 telefonate sul cellulare e lei ha molta paura, il suo avvocato le ha consigliato - si legge nel post - di presentare un'ulteriore denuncia. Io ascolto in silenzio, paralizzato dall'immagine di questa fragile e gentile signora che piange mentre mi racconta il suo inferno. Riusciamo a parlare con i carabinieri. Sono molto gentili, molto disponibili, si scusano per non aver preso subito la querela ma solo perché nel frattempo quasi tutti gli uomini non sono in caserma, sono per strada per una maxi operazione. Il maresciallo è molto umano, si prodiga subito; riusciamo a rassicurare la signora, in caserma riprendono il fascicolo sulla precedente denuncia e acquisiscono - si legge nel post - i nuovi elementi. Me ne vado con la soddisfazione di aver aiutato quella giovane donna, mi illudo di averle dato un sostegno e di averla liberata dalla paura. Rifletto sul suo dramma e mi viene un groppo alla gola, penso a tutte le donne che subiscono violenza e alla loro paura di denunciare. Penso all'inferno di vite senza speranze. Poi penso che quella signora io non la conoscevo; è lei che ha riconosciuto me e nel sindaco ha trovato all'improvviso, nel parcheggio della caserma, un'ancora, un riferimento, un approdo. Essere sindaco significa anche questo: un punto di luce nel buio della città, delle città. Significa - si legge nel post - anche questo, al di là delle chiacchiere mielose e del finto buonismo dei finti altruisti che con le chiacchiere celano il loro egoismo. Sono immerso in questi miei pensieri strani, sempre nel parcheggio della caserma, e si avvicina un'auto con due persone a bordo. Quella alla guida abbassa il finestrino e mi chiede: "Siete il sindaco, è vero?". "Sì, sono il sindaco". "Scusate, mi sapete dire dove sta via (...)? Stiamo girando qui ma non la troviamo". "Ma che è successo?", mi viene di chiedere d'istinto. "Abbiamo trovato dei documenti di un giovane che abita (...), li abbiamo lasciati al bar (...), volevamo venire a dirglielo. Non lo troviamo, non sappiamo come avvertirlo. Sindaco, ci potete dare una mano?". Chiamo la polizia municipale, mando a recuperare i documenti lasciati nel bar e li faccio consegnare al proprietario. Missione compiuta. Mi rimetto in macchina e vado via, il fuori programma mi ha sottratto molto tempo e ora sono in ritardo sulla mia tabella di marcia. Mentre le immagini della città mi sfilano - si legge nel post - sotto gli occhi, attraverso il vetro scuro del finestrino, penso che fare il sindaco è molto faticoso ma è anche molto bello se e quando capisci di essere diventato un riferimento affidabile, di cui ci si fida. Ma penso anche che la nostra è una società senza più riferimenti certi e penso che tutto ciò sia profondamente ingiusto. Me ne vado con un - conclude il post - grande magone".