SCATENI/Femminicidi: un tragico serial italiano


Articolo pubblicato il: 15/07/2017 15:39:37

La tragedia seriale dei femminicidi assume dimensioni da apocalisse. Perfino cinque casi in un solo giorno, donne giovani e non solo, massacrate a colpi di coltello, sfregiate. La società dei disvalori va alla deriva, drogata dall’emulazione alla violenza inoculata da fiction, film, informazione televisiva. Monta il disprezzo per la vita, dilaga la gestione tirannica dei “forti” sui deboli. Le vittime: fidanzate, mogli, compagne, bambini affidati agli asili, disabili, vecchi.

Crescono gli adetpi del clan bullismo, il vandalismo, gli omicidi-suicidi di uomini che convinti di essere padroni senza limiti della donna. Spesso i branchi di vigliacchi che stuprano ragazze se la cavano con poco in tribunale. Tempo fa una masnada di giovinastri sequestrò una ragazza, la tenne prigioniera e la violentò a turno. Durante il processo i legali dei delinquenti sventolarono sotto gli occhi smarriti della madre della ragazza (una cameriera analfabeta) un pacchetto di banconote, quante la povera donna non avrebbe visto in tutta la vita. La ragazza rinunciò a sostenere le accuse, gli autori degli stupri festeggiarono.

E il maschicidio, esiste? Se esiste è coperto dall’ideologia che vieta dia ammettere la sottomissione del maschio alla femmina, ad esclusione di una delle posizioni suggerite dal Kamasutra.

Il semi flop della May al test del voto anticipato racconta il calo di consensi per l’indipendentismo britannico che la prima ministra ha strumentalizzato per ottimizzare elettoralmente lo scontento popolare, xenofobo e per dar fiato allo storico nazionalismo dei sudditi del Regno Unito. La retromarcia innestata dall’erede della Tatcher e di Blair, per esempio sul diritto dei cittadini europei, o comune non inglesi a vivere e lavorare in Inghilterra, non sembra dissuadere imprese, grande finanza ed eccellenze intellettuali, delle professioni, all’esodo in lidi più accoglienti del mondo. Tra le news in tema di brexit si evidenzia l’esodo parziale dalla Gran Bretagna della EasyJet e la nascita in contemporanea della compagnia aerea che aggiunge al logo tradizionale la parola Europe, con sede a Vienna in Austria, creata per tutelarsi in vista dell’addio Britannico alla Ue. La decisione tende ad aggirare la conseguente complicazione di un certificato di volo per le rotte nei Paesi della Comunità. La sede EasyJet rimane in Gran Bretagna ma si adoppia: quanti la seguiranno e quanto manca alle dismissioni dell’incompetente May?  

Luciano Scateni