SCATENI. Il brutto del Bel Paese


Articolo pubblicato il: 09/04/2020 16:30:20

Il brutto del Bel Paese
 
Il Bel Paese ha i suoi eroi e un esercito di brava gente, prodiga, orgogliosa, rispettosa. Sono cento gli uomini in camice bianco che hanno dato la vita per salvarne tante altre, sono infiniti gli esempi di generosità nel sostenere il complesso impianto sanitario anti Covid-19 e i “presente”  dei volontari, gli episodi di altruismo di chi ha e dona a chi non ha.
 
Purtroppo c’è anche l’Italia del Brutto Paese. Chi combatte la criminalità organizzata al vertice dell’apparato antimafia rivela che cosche malavitose puntano a riciclare ricchezze accumulate illegalmente per appropriarsi di attività commerciali e produttive messe in ginocchio dalla crisi coronavirus. Non è l’unico esempio di bieco sciacallaggio. Sono spariti enormi e preziosi quantitativi di mascherine e quelle disponibili sono state vendute a costi decuplicati, come altri presidi sanitari indispensabili per contrastare il rischio di contagio. Purtroppo sono nel mirino non poche farmacie che hanno profittato dei timori di contagio per vendere le mascherine a prezzi maggiorati in misura indecente.
 
L’Italia a vocazione polemista duella tra chi esagera e chi smorza i toni nell’esaltare Napoli per l’eccellenza dell’antagonismo al Covid-19 dell’intuizione scientifica di impiegare il Tocilizumab, farmaco per la cura dell’artrite reumatoide nella fase più grave dell’infezione o per la qualità assistenziale e organizzativa dell’ospedale Cotugno, dove non c’è nessun medico e nessun infermiere contagiati dal coronavirus. Ecco di seguito il testo tradotto dall’inglese del filmato realizzato da Sky del Regno Unito sull’ospedale napoletano Cotugno.
 
Questo è un livello molto superiore a quanto visto finora. Gli operatori sanitari indossano maschere avanzate, simili a maschere per gas, oltre a tute di plastica e guanti. In questo modo, medici e infermieri sono “sigillati dentro”.  In questo momento, quest’ospedale specializzato in malattie infettive di Napoli è interamente dedicato a pazienti di COVID-19. Incredibilmente, ad oggi nessun membro del team sanitario è stato contagiato, dimostrando che bisogna avere soltanto i giusti strumenti e i giusti protocolli. Attualmente , il paziente oltre la porta blu sta peggiorando. Comunicando con medici e infermieri all’interno della stanza del paziente tramite una finestra, un infermiere, al di fuori della stanza del paziente, prepara una soluzione da somministrare. La soluzione viene consegnata agli operatori all’interno della stanza attraverso un vano porta, in modo tale che nessuno degli operatori esca nel periodo in cui il paziente ha una crisi. Nonostante non abbia avuto nessun contatto, l’infermiere rimuove i guanti e si lava le mani. È uno step fondamentale. L’operatore sanitario intervistato ribadisce come l’intero ospedale dipenda dalla collaborazione ed aderenza ai protocolli di ciascun membro del team medico. È di importanza critica che tutti collaborino, perché i casi non diminuiscono ed anzi l’età media dei pazienti si sta abbassando. Il fatto che la pandemia si sia manifestata prima nel nord Italia, e solo in un secondo momento si sia diffusa al sud, ha concesso a questo ospedale tempo prezioso per prepararsi. È l’eccezione nel sud italia, il più avanzato già in precedenza. L’eccezionalità risiede nel fatto che tutti rispettano le regole, in primis quella di mantenere separate le zone contaminate e quelle sicure. Nonostante ciò, ad ogni porta è situata una guardia, in caso qualcuno si dimentichi. Quando un nuovo paziente arriva, l’area viene isolata. La preparazione e il giusto equipaggiamento sono le chiavi per fermare il virus. La velocità e la prontezza con cui l’ospedale ha disposto e messo in atto le misure di contenimento è stata determinante. Organizzare la divisione degli spazi e preparare il personale ad indossare indumenti protettivi e rispettare le misure di contenimento sono cose fondamentali perché un ospedale possa affrontare quest’emergenza. Naturalmente, è necessario avere i giusti mezzi di protezione, per i quali questo ospedale ha “lottato”.
 
Anche nella zona subintensiva, dove vengono ubicati pazienti che si stanno riprendendo o che non sono in condizioni critiche, vengono applicate le stesse norme. I corridoi sono separati, ci sono linee e nastri che delimitano le zone da non oltrepassare assolutamente. L’equipe medica a diretto contatto con i pazienti infetti non può oltrepassare il nastro e lo stesso vale per lo staff non attrezzato dall’altro lato del nastro. In altri ospedali la separazione non è così netta e questo ha causato un numero maggiore di infezioni tra il personale sanitario. In tutto il mondo vediamo i numeri dei contagi crescere di giorno in giorno, e lo staff sanitario sempre in prima linea, rischiando di essere contagiati, ma forse non è inevitabile. Di sicuro qui non lo è. Qui hanno non solo speranza, ma anche il giusto metodo.