Scateni. Il lauto affare dell'apparire/ In margine alla tragedia di Barcellona/ Uniti contro il terrorismo?


Articolo pubblicato il: 21/08/2017 13:01:56

Il lauto affare dell’apparire

In questo mondo dell’apparire naviga a vele spiegate una categoria di “appariscenti”. Lo sono gli ex leader della politica internazionale, che usciti dai panni sontuosi di capi di Stato o di governo e da ruoli ad essi contigui, spendono il tempo del “pensionamento” nelle vesti, evidentemente richiestissime, di esperti oratori. Per citarne i more very important, Gorbaciov, Clinton, Tony Blair e da qualche tempo Obama. Le loro prestazioni di affabulatori con passato prossimo di risonanza mondiale sono compensate lautamente. Niente di scandaloso, ma perplessità. Meno digeribili sono le “parcelle” di personaggi che popolano il gossip o comunque dotati di visibilità. Se accettano di far capolino in discoteche molto “in”, feste di piazza, concorsi canori, elezioni di miss, sagre paesane, chiedono e ricevono cospicui gettoni di presenza. Qualche nome? Sgarbi, Fabrizio Corona e compagni. Racconta la cronaca rosa che regina del settore sia la sensuale Belen. Per i pochi italiani che non sono informati di un “evento di eccezionale rilievo”, ovvero del Festival del Peperoncino, in quel di Diamante, è lecito connotarlo come “appuntamento prestigioso?”. Lo valuta così dalla Regione Calabria, ente finanziatore della kermesse e della prestazione (come madrina del festival) di Belen Rodriquez, felice di partecipare per il modico compenso di sessantamila euro. Fa da corollario all’exploit calabrese l’esclusione per carenza di risorse (ovvia) delle tradizionali manifestazioni culturali.

     In parallelo c’è anche un’Italia della cultura, ricca di presentazioni di libri, convegni, incontri della politica. Re degli appuntamenti più importanti è certamente Bruno Vespa. Ex direttore del TG1, autore e conduttore di “Porta a Porta”, prolifico scrittore e moderatore di dibattiti retribuiti con cifre da star. Un vero fenomeno. Ma quanto mette in tasca?

In margine alla tragedia di Barcellona. Fernando Alvarez, atleta spagnolo, partecipa ai campionati mondiali di nuoto in corso a Budapest, nell’Ungheria del presidente destrorso Urban. Alvarez ha chiesto agli organizzatori un minuto di silenzio prima della gara in cui era impegnato, per esprimere solidarietà alle vittime della rambla. Il no alla richiesta è stato così motivato: “Non si può perdere neppure un minuto”. Al via, il nuotatore spagnolo è rimasto sui blocchi di partenza, non si è tuffato in acqua e ha osservato il suo minuto di silenzio.

Uniti contro il terrorismo? Un’etichetta bugiarda, un’utopia bella e buona. Ogni intelligence dei Paesi della Ue custodisce gelosamente quanto accerta e conosce su potenziali attentatori, non esiste un centro comune di indagine su soggetti potenzialmente pericolosi, né un strategia condivisa sulla prevenzione, C’è un peggio. Il ministro dell’interno della Catalogna, Joaquim Forn è nella bufera, in vista del referendum sull’indipendenza catalana. In un’intervista televisiva ha tracciato il bilancio provvisorio delle vittime di Barcellona: “un’italiana, una portoghese, una con doppia nazionalità spagnola e argentina, due catalani e due cittadini spagnoli”, Putiferio, ha distinto spagnoli da catalani, come se il referendum avesse già sancito l’indipendenza. A completare il quadro della discordia l’invito dell’Assemblea Nazionale Catalana a esporre la bandiera “estelada”, simbolo dell’indipendentismo catalano, in segno di solidarietà con le vittime della rambla e non la bandiera spagnola. Altro che unione.

Luciano Scateni