SCATENI/Italia in tilt, sconfitta dalla Svezia (0 a 1), mondiali a rischio


Articolo pubblicato il: 11/11/2017 10:08:30

Sono da citazione commossa i circa mille italiani del settore ospiti che nello stadio di Stoccolma hanno combattuto il freddo scandinavo con saltelli prolungati e un toccante “Italia, Italia” che avrebbe dovuto scaldare anche il cuore degli undici azzurri in campo. E’ che il Gian Piero Ventura, con l’idea fissa “in Russia ci andremo” ha varato e messo in campo una nave rompighiaccio per obbedire alla filosofia del “primo non prenderle”. I ragazzoni svedesi, che mettono in tasca si e no un terzo delle prebende riconosciute ai nostri nazionali, hanno detto chiaro e tondo di non essere d’accordo sulla non belligeranza in attesa del retour match di lunedì prossimo a Milano. The first time se n’è andato senza uno straccio di pericolosità degli azzurri e il vagare in gita premio del tandem Immobile-Belotti.

E Insigne? L’attaccante più in forma del campionato italiano si è congelato in panchina, sacrificato da Ventura e dal suo modulo 3-5-2 da squadra da basso classifica della nostra serie A, di quelle che emulano il difensivismo opportunista di Helenio Herrera, quando fu alla guida dell’Inter. Nei quindici minuti del riposo Ventura deve aver implorato gli azzurri di svegliarsi dal letargo e di profittare dell’inevitabile calo di aggressività degli svedesi spesa a tutta energia nel primo tempo. L’Italia ha risposto come può e cioè con una marcia in più, ma identico deficit ci organizzazione tesa all’obiettivo primario di far gol con pressing alto, incursioni sulle fasce, velocità di circolazione della palla e “imbucate”, neologismo recente, per i centrali. Immobile e Belotti sono stati annichiliti dalla prestanza fisica dei difensori gialloblu, sulle fasce non c’è stato il determinante raddoppio di Darmian con un’ala di ruolo e Candreva, uno dei vertici della linea a cinque di centro campo, arretrato per tamponare le folate degli svedesi, ha tarpato l’ala destra della squadra voluta dal commissario tecnico.

La scelta di tornare da Stoccolma con il minimo danno, in due parole con un pareggio, ha confermato i limiti dettati dalla consapevolezza di guidare una squadra modesta, che non sa o non può competere in campo internazionale.

Chi di difesa pensa di ferire, di attacco perisce. Senza grandi meriti la Svezia ha confermato la regola e Johansson, subentrato all’infortunato Ekdal, libero ai margini dell’area di rigore italiana, si è trovato tra i piedi una pallone “sporco”, ribattuto male dagli azzurri. Il tiro fiacco e forse destinato a finire sul fondo ha incontrato lo stinco di De Rossi. Deviazione letale e pallone in rete. Uno a zero per la Svezia e a niente è servito agli azzurri un tardivo e confusionario moto di orgoglio. Inutili le immissioni di Eder per uno spento Belotti e di Insigne per Verratti, che tra l’altro ha privato la squadra dell’uomo regia, quando gli toccava il compito di cambiare registro per l’assalto finale alla porta di Olsen.

Tempi cupi per l’azzurro della nazionale, costretta ad puntare tutto sulla rivincita di lunedì per difendere il decoro di un grande passato depauperato negli ultimi tempi.

Luciano Scateni