SCATENI/ L'Italia della mediocrità


Articolo pubblicato il: 08/09/2018 10:07:44

Tutta l’enfasi patriottica del telecronista Rai non basta a coltivare ottimismo sul futuro prossimo dell’Italia. La Nazionale vista in campo a Bologna per il primo impegno ufficiale del 2018 è la fotocopia di quella di Ventura, esclusa dalle grandi competizioni internazionali per evidenti limiti tecnici. Il navigato Mancini, alla vigilia del confronto con la Polonia, ha precostituito l’alibi a giustificazione della supposta prova deludente contro avversari per tre quarti ingaggiati da formazioni del campionato italiano: “Con quel che offre il nostro campionato, ha dichiarato, “c’è poco da stare allegri ora e nel futuro prossimo. Nelle prime della classe, e non solo, la prevalenza di stranieri preclude la possibilità per i giovani italiani di offrire alla nazionale giocatori in grado di competere con le più forti. Il primo tempo dell’Italia, alle prese con una squadra di buon livello, non eccezionale, è da mandare in archivio come il peggio degli ultimi anni. L’Italia di Mancini si è presentata nel suo aspetto più modesto: senza personalità, priva di un progetto di gioco, lenta, imprecisa, indeterminata, ha subito l’assetto ordinato della Polonia, la sua capacità di neutralizzare con efficacia i rari tentativi degli azzurri di impensierire Fabianski, attento portiere preferito a Szczesny. Reparto per reparto i limiti della nostra nazionale: è solo un piacevole ricordo la difesa impenetrabile dell’Italia che fu e i blitz in tandem di Lewandowsi e Zielinski hanno portato senza sforzo lo scompiglio nel reparto difensivo presidiato dai due veterani Chielllini-Bonucci, affiancati dal giovane di belle speranze Biraghi. Buio pesto nel decisivo reparto di centrocampo, dove lo svogliato e impreciso Jorginho ha sbagliato l’impossibile. Da un suo svarione difensivo è nato il gol dei polacchi. Palla persa, se n’è impossessato Lewandowski, cross perfetto per l’irrompente Zielinski, gran tiro al volo, uno a zero per la Polonia. In casa Italia una sola opportunità per Bernardeschi, finita a pochi centimetri dalla porta di Fabianski. Un po’ di verve dell’Italia coincide con l’ingresso in campo di Chiesa e Belotti, ma complessivamente cambia poco. Mancini tiene in gioco per i novanta minuti uno spento Balotelli, senza ore di allenamento e di partite nelle gambe, praticamente assente, e lascia in panchina Immobile. Gli va bene al minuto 76 della ripresa. Chiesa s’invola palla al piede e viene atterrato in area. Fischia il signor Zwayer, lo specialista Jorginho esegue il rigore alla perfezione, uno a uno, ma il pareggio ha la firma di Donnarumma, autore di un paio di parate miracolose. Lunedì si replica a Lisbona, contro il Portogallo e sarà difficile che questa Italia cambi faccia in tre giorni.

Luciano Scateni