Breve riflessione prima di essere travolti dallo tsunami scudetto. Napoli è azzurro intenso di bandiere, sciarpe, cappelli, magliette con scudetto e numeri 4. Per chi non può, si allunga la catena del caffè pagato, della pizza in sospeso. Per chi non può ‘bandiera pagata’ e solo Napoli poteva inventarlo. Vigilia insonne per i cagliaritani: attorno all’albergo che li ha ospitati fuochi d’artificio, botti, gimkane con i motorini, cori, rumorosi cortei. Gli assonnati calciatori sardi potrebbero voler vendicare la nottata in bianco. Antonio Conte non è in confidenza con l’arte dell’affabulazione e lo conferma il disagio nel formulare risposte ben articolate in conferenza stampa, ma non è questo che gli chiede il ruolo di mister, di coach, di regista dell’orchestra che è è stato chiamato a dirigere. Conte ha esperienza da vendere e sul dilemma “Resto, non resto a Napoli con il Napoli” dice e non dice, anzi fa dire. Ieri, vigilia dell’”evento” che proietta la sirena Partenope a dimensione sportiva globale, in risposta a uno dei giornalisti sportivi, ha detto: “Potrebbe essere l’ultima partita”. Si riferiva alla sciagurata ipotesi di uno spareggio con l’Inter o alla sua ultima presenza in azzurro? Restiamo nel dubbio, rinviamo il “caso” al post campionato, Siamo travolti dall’uragano di euforia che anima questo prepartita, da una città in festa contagiosa più di un virus e da altri mille luoghi del mondo dove abita la napoletanità, il popolo migrante dei “Forza Napoli sempre”. Si potesse cancellare il passato recentissimo, cioè l’opacità dell’inatteso pareggio con il Como e il Genova, gli azzurri avrebbero affrontato i prossimi 90 minuti in serenità, dall’alto di una superiorità netta, totale, contro i sardi che hanno scongiurato in anticipo il rischio di finire nel Purgatorio della serie inferiore. Allora grinta, determinazione, cuore oltre l’ostacolo. Noi siamo tutti azzurri, lo sono i tifosi e naturalmente nel Maradona Stadio, che per limiti di capienza accoglie solo un millesimo della tifoseria partenopea, i cinquantamila fortunati che al 90esimo, con il cuore in tumulto vivranno con l’a tu per tu con Di Lorenzo e compagni la felicità a stento repressa, l’orgoglio identitario di vesuviani. Anche di là dall’ovale dell’ex San Paolo sarà tripudio, più coinvolgente della migliore edizione della Piedigrotta d’un tempo. Nella bacheca delle eccellenze napoletane troverà un posto in grande evidenza uno scudetto con il prestigioso numero 4. Ora fatelo: dita incrociate, toccate ferro, se possibile carezzate la schiena curva di un gobbo, ispirati dal mitico Totò, pronunciate con convinzione la formula scacciaguai “Aglie, fravaglie, fattura ca nun quaglia”. Pronti? Via. Napoli offensivo, due corner, tentativo di Raspadori, palla sul fondo dopo aver sfiorato il palo. Ripartenza degli azzurri, con Spinazzola e Gilmour, riceve Politano, pallone oltre la traversa. Arrembaggio degli azzurri. Grandi risposte del portiere albanese Sherri, l’ultima su Rahmani. Solo Napoli nel primo quarto d’ora, Cagliari difensivista a oltranza. Via radio il parziale di Inter-Como: 1 a 0. Forza azzurri. Ci prova Lukaku, si salva Mina in corner, il quarto corner per gli azzurri. Passano i minuti e non si sblocca il risultato. 15 minuti al 45esimo. Ammonito Makoumbou che ha colpito colpisce Raspadori. Spinazzola vicino al gol, Sherri doppio intervento, decisivo. McTominay, sempre lui, al minuto 42 fa esplodere il Maradona stadio. Gol bellissimo, sforbiciata acrobatica ed è finalmente 1 a 0. A Como espulso il portiere Pepe Reina. Stadio avvolto nella nebbia azzurra di fumogeni. In questo momento Napoli campione d’Italia. Segna il Cagliari, ma a gioco fermo. Al 72% il possesso palla del Napoli, sei corner a favore degli azzurri. Ora divieto di gestire al risparmio l’uno a zero. Cagliari inerte per 45 minuti e il confronto deve restare in questi termini favorevoli agli azzurri. Bene Raspadori, efficace a tutto campo. Cagliari intraprendente. Ci prova Zortea, tiro insidioso. Felicità, assist di Rrahmani e gol sontuoso di Lukaku, che va via a due avversari di forza e mette al sicuro il risultato, al 51esimo. 2 a 0. Missione di sicurezza compiuta. Finora il bomber belga era stato quasi assente, 14esimo gol. Concentrazione, calma, determinazione. Fuori Viola, Zortea e Makoumbou, dentro Marin, Palomino, Mutandwa. Napoli in controllo. Entra Neres per Politano. Quasi 3 a 0: Lukaku cede generosamente al brasiliano, risponde Sherri più vivacità degli azzurri, come previsto. Obert per Augello. Cagliari più offensivo. In panchina Lukaku in campo Simeone, finalmente non negli ultimi cinque minuti. Napoli al ralenty, il 2 a 0 è troppo prezioso per non proteggerlo. Ciocci per Sherri. “Se ne va, la capolista se ne va” canta il Maradona, Napoli verso l’apoteosi, verso la ‘Grande Bellezza’ e l’eccitazione del pianeta partenopeo va alle stesse. “Lasciateci cantare, siamo napoletani”. Dentro Billing, Mazzocchi e Ngonge, fuori Raspadori, Spinazzola e Anguissa. Gloria per tutti. Scampoli di partita. Esplode l’entusiasmo dentro e fuori lo stadio. Adesso è festa e non solo dei “Forza Napoli sempre”. Napoli è nel mondo…, osanna. La città si prepara ad abbracciare gli azzurri, fantastica primavera!
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