SCATENI. Povero Matteo, vittima di complotto di magistrati e media


Articolo pubblicato il: 06/07/2018 13:40:30

Quando l’acqua arriva al mento e continua a salire provi a galleggiare, ma se lo sforzo si protrae dai fondo alle ultime risorse di ossigeno per urlare “aiuto”. E’ l’estrema ratio prima di affogare, l’inutile bugia rivolta a se stessi, nella consapevolezza che nessuno accorrerà in soccorso. Come i pugili messi alle corde, in attesa del knock out, il “ce l’ho duro” della Lega prova ad deviare l’attenzione dall’ingiunzione della Cassazione, che ha ordinato al tribunale di Genova di scoprire e recuperare i 49 milioni truffati allo Stato. Il banale escamotage di Salvini è la richiesta di incontrare il Presidente della Repubblica, con l’irricevibile motivazione di un attacco alla democrazia di cui sarebbe responsabile la magistratura.

I media hanno attesa con cristiana pazienza che il Quirinale si pronunciasse sulla richiesta e infine sono stati accontentati: non esiste alcuna richiesta. Saltano i nervi della Lega e l’escandescenza trova sfogo nella minaccia di querele contro chiunque scriva o dica che ha rubato i 49 milioni. L’indice punta anche Saviano, che quell’accusa ha esplicitato pubblicamente. Questi replica che querelare uno scrittore è un atto che va incontro al regime russo di Putin e comparire in tribunale gli offrirebbe l’opportunità per costringere il querelante a dire la verità sui 49 milioni della truffa.

Berlusconi e i suoi “onorevoli” avvocati hanno fatto scuola: attacchi ai magistrati. denunce di complotti politici, uso selvaggio della durata dei processi per mettervi fine con la prescrizione e il commento che l’imputato è da considerare innocente fino alla sentenza dell’ultimo grado di giudizio, a cui non si arriva quasi mai.

Che ne pensano i paladini dell’etica politica, i Casaleggio, Grillo, Di Maio, Di Battista, il ministro della Giustizia pentastellato? Giggino vice premier, glissa, dice con ironia degna di uno spettacolo del comico genovese che la cosa non gli crea imbarazzo e per non cadere nel ridicolo che comunque la giustizia farà il suo corso. Un colpo al cerchio, uno alla botte, classica posizione pilatesca. Il resto è silenzio greve, ma anche speranza che l’inciampo giudiziario (la procura di Genova ritiene che siano coinvolti anche Salvini e Maroni) possa chiarire ai neo sostenitori della Lega con chi hanno a che fare.

In piena bufera mediatica e politica, Salvini spara di nuovo a zero sul dramma dell’immigrazione. Con uno scippo degno dei più abili borseggiatori sottrae 42 milioni destinati all’accoglienza e li smista al progetto di espulsione dei migranti. In trance agonistica non si ferma qui. E’ in errore chi pensava che il massimo della disumanità Salvini lo avesse toccato con le centinaia morti nel Mediterraneo, conseguenza dello stop alle navi di soccorso e alla chiusura dei porti italiani. Il ministro degli interni, che adocchia il balcone di palazzo Venezia, dove ambisce affacciarsi e arringare la folla con voce stentorea, ha ispirato la circolare del Viminale che invita tagliare drasticamente i permessi umanitari a madri, minori e malati. Cos’erano di diverso le leggi razziali, il primato della razza ariana?

Il commento quotidiano nella vignetta di Elle Kappa (la Repubblica): Lui “Su bambini e donne incinte Salvini ha parlato da papà”. Lei: “E di solito quando parla da papà c’è qualcuno che annega”.

In casa grillesca i segnali di incoerenza e contraddittorietà non mancano mai. La Grillo ministra della salute (non ha contato nulla l’omonimia con il comico genovese?) si esibisce in un doppio salto mortale. Decreta che per essere ammessi a scuola e negli asili basta esibire l’autocertificazione, una semplice dichiarazione delle avvenute vaccinazioni e al tempo stesso (è incinta) annuncia che vaccinerà il figlio. Nel Paese del “fatta la legge trovato l’inganno”, ecco la domanda, quanti furbetti bareranno, mettendo a rischio la salute dei bambini in contatto con i propri? I casi di morbillo in Europa non sono pochi, ma il primato, sostiene l’Inghilterra, è del nostro Paese. Anche questa è l’Italia.

Luciano Scateni