SCATENI/Tre, tre e poi tre. Il Napoli conferma la regola e piega il Cagliari con il punteggio seriale di 3 a 0


Articolo pubblicato il: 01/10/2017 16:40:48

In ordine di, logica, convinta razionalità e per oggettivi riconoscimenti: è piena, ultra meritata, la sintonia di Sarri con la matematica, con la regola del tre, applicata con perseveranza dagli azzurri; si perfeziona l’osmosi virtuale delle calcio spettacolo tra il Barca di Guardiola e il Napoli di Sarri; ip ip urrà per Hamsik, faro della squadra che si è di nuovo illuminato; il bello del calcio che dimentica tatticismi, scelte catenacciare, utilitarismo esasperato e regala modelli di gioco sublimi; simpatia per il modesto Cagliari di Restelli; nostalgia per il miracolo di Scopigno e di “rombo di tuono” Riva, del loro scudetto (nel lontano 1970), il ricorso del commento di Gianni Brera: “Lo scudetto del Cagliari rappresenta il vero ingresso della Sardegna in Italia“; il convincente prologo del campionato con sette vittorie su sette; il primato solitario fino all’esito di Atalanta-.Juventus; la prolificità dell’attacco azzurro con una valanga di gol e l’impenetrabilità della difesa; il palese divertirsi dell’intero collettivo a risultato acquisito; l’otto in pagella per tutti; l’invalicabile muro di Koulibaly; la forma strepitosa di Ghoulam, Allan, Jorginho, Mertens e Callejon; il buon livello di Albiol, Hysaj; il momento magico di Insigne, la maestria di Sarri. Divertirsi per 90 minuti di gioco del calcio è cosa rara soprattutto se si considera l’iper dose di partite proposta da campionati e coppe. Perciò, tanto di cappello al Napoli “bravo, bravissiimo, bis” che per non infierire ed evitare l’insulto “vile, uccidi un uomo morto” si è accontentato di onorare la regola del tre. Solo azzurro in campo, Sardi annichiliti, mai in partita, Reina annoiatissimo. Tutto da godere il ricamo di scambi precisi, veloci, di prima. smarcanti, le incontrastate percussioni della catena di sinistra Callejon-Hysaj-Insigne, l’esecuzione all’unisono di schemi collaudati in allenamento, l’autorevolezza di una squadra che oramai ha coscienza di essere forte e divertente, binomio raro.

Un capolavoro il primo gol al quarto minuto. Un’azione perfetta si conclude con un assist superlativo di big Mertens per Hamsik, che in proiezione al di là della difesa sarda, con un tocco di impeccabile precisione beffa Cragno, incolpevole portiere cagliaritano. Rastrelli e i sui undici in campo accusano il colpo e da quel momento stanno in campo con l’obiettivo prioritario di non finire come il Benevento, ma non intuiscono che impegnare energie e modelli di gioco per evitare la goleada, con questo Napoli equivale a un suicidio assistito. La superiorità degli azzurri diventa straripante e il raddoppio del vantaggio è una risultante logica. Al 32° il guizzante, tonico Mertens, è steso da Romagna in area. Per mister Abisso, arbitro siculo, il pallone deve essere posto sul dischetto degli undici metri. Il belga è freddo e paziente. Cragno si lancia sinistra, Mertens mira alla sua destra. Due a zero, minuto 39.

Il Cagliari capisce che la sconfitta è inevitabile e riduce il già lento antagonismo agonistico. E’ manna per gli azzurri che, si può giurare, inseguono l’obiettivo del tre a zero per rispettare il rito dei tre gol a partita.

I primi sessanta secondi del secondo tempo corrono via senza mutare i connotati della partita, poi un calcio d’angolo insidioso provoca un affannoso batti e ribatti dei difensori sardi in area. Koulibaly è il più lesto a spingere il pallone in rete con un tapin, tra le gambe di Cragno. Tre a zero, settima vittoria su sette partite del campionato in corso.

Chi si rivede: in campo, punta del Cagliari, il bravo e simpatico Pavoletti, accolto con calore dalla generosità del San Paolo. Nel Genoa difensivista di Rastelli il centravanti ex Napoli ha toccato forse tre o quattro volte il pallone. L’augurio è che trovi un ingaggio in squadre a strategia offensiva.