SCATENI/Trump e la strage di Las Vegas: "Non è tempo di parlare di armi"


Articolo pubblicato il: 03/10/2017 11:56:12

Trump e la strage di Las Vegas: “Non è tempo di parlare di armi”

Degli Stati Uniti ritenevamo di sapere tutto o quasi. Prima di tutto che se è un grande Paese lo deve all’immigrazione che l’ha prima popolato, poi edificato come potenza mondiale con energie e intelligenze europee e di gran parte del mondo. Gli unici americani autoctoni, gli indiani, sono stati perseguitati e confinati in riserve tagliate fuori dal progresso. Sappiamo degli Usa che hanno toccato la dimensione di Paese dominante perché potenza militare senza pari, perché ombelico finanziario del mondo alimentato dalle ricchezze di partner ebrei, arabi e da qualche tempo cinesi. Sappiamo che ogni anno nel Paese di Trump 33mila persone sono uccise da armi da fuoco e 400 americani perdono la vita per stragi compiute da connazionali che sparano su gente inerme (in scuole e non solo).

E’ noto che in America e particolarmente in alcuni Stati dell’Unione entri in un supermarket della armi e senza alcuna formalità ti porti a casa pistole, fucili, mitragliatrici, esplosivi.

Conosciamo le difficoltà di Obama, osteggiato nel disegno di regolamentare l’acquisto di armi e non ci sfugge una virgola del patto elettorale di Trump con la National Rifle Association, potentissima lobby dei fabbricanti, di chi vende armi in tutto il mondo e di chi ne possiede, confermato dagli abbracci del presidente americano con i boss del settore a una recente convenction.

Mai avremmo immaginato che questo speciale conflitto d’interessi potesse ingigantire lo scandalo del suo invito ad armarsi rivolto agli americani, già portati a comprare pistole e fucili dall’assenza di limitazioni. Confessiamo di aver sottovalutato l’entità del debito contratto dal presidente con i produttori di armi.

A fornirci la conferma è stato Trump in persona. Liquidati i doveri istituzionali con due parole di condoglianza alle famiglie, l’incredibile Donald ha esternato il suo nobile pensiero sulla strage di Las Vegas, compiuta da un killer collezionista di armi che ha portato impunemente dieci fucili nella stanza d’albergo, da cui ha sparato sulla folla di un concerto all’aperto, ha ucciso 59 persone e ne ha ferite oltre cinquecento: “Non è il momento di parlare di armi” ha sentenziato the presidente.

Non si capisce cos’altro serve per decretare l’impeachment. Tragica è la riflessione di americanologi sulla tragedia di Las Vegas. Sostengono che all’indomani di stragi gli americani si proiettano nei negozi specializzati per armarsi. Non è meno allucinante sapere che tra milioni di americani con la pistola facile ci sono statisticamente chissà quanti squilibrati ai quali nessuna disposizione impedisce di comprarne liberamente.

Follia o Isis? Fbi smentisce la rivendicazione del Califfato che parla di recente conversione all’islamismo di Stephen Padddock, autore della strage. Ma importa così tanto conoscere le ragioni della follia omicida? E’ probabile che abbia ragione l’Fbi, ma la conclusione del tragico evento con il suicidio di Paddok potrebbe somigliare anche al “martirio” degli jiadisti in nome di Allah.

Luciano Scateni