SCATENI/Umiliante crac dell'Italia: 0 a 3 dalla Spagna


Articolo pubblicato il: 03/09/2017 11:03:08

Umiliante crac dell’Italia: 0 a 3 dalla Spagna

Nell’immenso repertorio della canzone made in Naples c’è un verso specialmente utile a giudicare l’incredibile presunzione di Ventura che alla vigilia di Spagna-Italia ha esternato un improbabile “Andiamo a Madrid per vincere” e ha confermato la spavalderia mettendo in campo la folle idea di un quattro-due-quattro che ha consegnato il centrocampo agli imbattibili funamboli spagnoli di quest’area determinante. Il verso (tradotto)? “Non c’è bisogno della zingara per indovinare come ti ha fatto tua madre”. Non ce n’era bisogno neppure per sapere che i giocolieri delle furie rosse hanno assegnato da anni al palleggio fitto, raffinato, immarcabile, la strategia per irretire gli avversari, per sfiancarli nell’inutile tentativo di contrastarlo e lo hanno trasformato in prologo per incursioni vincenti. Risultato? Iniesta e compagni nell’aula magna del calcio, ovvero nel magnifico stadio madrileno, sono saliti in cattedra e per una lezione magistrale che gli azzurri ricorderanno per un pezzo. Se poi si condisce il piatto servito agli azzurri con un surplus di classe, talento e stato di grazia atletico di gente come lo stratosferico Isco, il professor Iniesta, l’enorme Ramos e l’insieme di una squadra che onora il bel calcio, si intuisce, almeno in parte l’umiliazione subita dall’Italia e si deve riflettere sul valore assoluto del calcio azzurro, in una fase che propone poco in termini di valori assoluti e pochissimo in chiave progettuale. In parole crude, forse crudeli, ma obiettive, la trasferta italiana al Bernabeu si deve definire un disastro, che lascia davvero poco spazio all’ottimismo per il futuro prossimo dei mondiali, all’intento di agguantare la qualificazione con gli spareggi.

Hanno sofferto i duemila tifosi dell’Italia, quasi quanto gli undici messi in campo da Ventura, votati al suicidio calcistico nel consegnare il centro campo agli spagnoli. L’ostinazione del commissario tecnico nel continuare per 90 minuti con il suo incredibile modulo di gioco merita una riflessione. Come non rimediare all’errore iniziale, con l’innesto di un centrocampista, per esempio con Parolo? La mancata decisione non è parsa vera alla Spagna, che nella padronanza del palleggio e nel possesso palla deve aver ispirato il Napoli di Sarri e ha dominato in ogni zona del campo. Il primo colpo di grazia lo ha firmato il genio di Isco al minuto 13 del primo tempo. Seconda punizione contro i difensori azzurri, da posizione identica. La prima di Sergio Ramos è volata oltre al traversa, la seconda, calciata dal fantasista del Real, è finita alle spalle di un incerto Buffon, coinvolto nella mediocrità generale della squadra. Uno a zero.

Reazione dell’Italia? Zero. Esasperante lentezza, nessun’idea per oltrepassare l’invalicabile barriera degli spagnoli, zero palloni giocabili per Belotti e Immobile, Insigne completamente ignorato. In casa degli iberici una sola stonatura. Il Santiago Bernabeu ha fischiato per l’intero incontro il sontuoso Piquet, reo di giocare per il Barca, nemico giurato del Real Madrid. Al quarantesimo Isco si destreggia tra un nugolo ansimante di difensori azzurri e di sinistro trova lo spiraglio per spedire il pallone alle spalle di Buffon, nella circostanza poco Buffon. Due a zero.

Qualcosa di nuovo nella seconda frazione di gioco? Un bel niente. Ancora il fallimentare quattro-due-quattro, squadra sfiancata senza costrutto nel tentativo di contrastare la rete fitta di passaggi delle furie rosse, rassegnazione e nervosismo in campo e fuori (Ventura urlante). Per la Spagna la partita è stata come un proficuo allenamento. Dalle nostre parti: Verratti è l’ombra del regista Psg e a tentare qualcosa di decente sono Candreva e Darmian sulla fascia destra. Uunico episodio degno di menzione un buon colpo di testa di Belotti che De Gea, disoccupato per 89 minuti, ha neutralizzato con una super parata.

Per guadagnarsi il pane Ventura fa qualcosa: fuori Belotti e Candreva, dentro Eder e Bernardeschi, poi Gabbiadini per Immobile. Ovvio, non cambia nulla e a conclusione di un contropiede fulminante Sergio Ramos crossa alla perfezione per i piedi buoni del subentrato Morata. Tre a zero.

Azzurri a capo chino negli spogliatoi e vedremo martedì 5, contro Israele, se la crisi dell’Italia è solo merito di una grande Spagna.

Luciano Scateni