Terra di Tutti Film Festival 2017: il programma delle ultime due giornate






Articolo pubblicato il: 13/10/2017 21:24:24

Bologna. Sabato 14 e domenica 15 ottobre 2017  l’attenzione del pubblico del Terra di Tutti Film Festival si concentrerà su paesi e tematiche “invisibili”, cioè sui diritti negati, le purtroppo continue violenze ambientali e sociali nel mondo. Focus quindi sulla Siria, per approfondire le cause e le conseguenze del più grande conflitto del nostro secolo, e sui rifugiati, non solo siriani, e le drammatiche storie che non dovremmo mai dimenticare.  “Siria. La rivoluzione confiscata” di Paul Moreira racconta sei anni di guerra attraverso le voci di rivoluzionari pacifici passati alle armi e poi costretti all'esilio dopo l’intervento di Al Qaeda e di Daesh, vedendo “confiscata” appunto quella rivoluzione che sognavano per il proprio paese. “The envoy- Inside Syria Peace Negotiations” della giornalista Anne Poiret (che sarà presente per introdurre il film) racconta l’operato di Staffan de Mistura, inviato speciale delle Nazioni Unite per la Siria, nel suo tentativo di spingere l’ONU a fermare i bombardamenti sostenuti dalla Russia. Un raro e affascinante sguardo sulla diplomazia al lavoro, quando i valori di fondo di un’istituzione si scontrano con la realpolitik.

Tante le voci femminili presenti nei film in concorso, come quelle delle madri palestinesi, irachene, afgane e siriane nei campi di rifugiati in Libano nel documentario “The Mother Refugees” di Dima Al-Joundi, prodotto da Al Jazeera. O la toccante voce di Soukeina che racconta la propria terribile vita e la maternità rubata durante i 12 anni come “desaparecida” in una delle carceri illegali marocchine riservate al popolo saharawi (“Soukeina, 4400 días de noche”, di Laura Sipán Bravo in foto). Ma anche storie di lotta al femminile, come l’incredibile storia di Hadijadatou, venduta come schiava bambina in Niger e prima donna a fare causa al proprio paese e a vincere (“Free Hadijadatou vs The State”, di Lala Gomà e Rosa Cornet, che interverranno per introdurre il film). E l’energia delle tre adolescenti di “Blooms in the concrete” delle registe francesi Karine Morales e Caroline Péricard (anche loro ospiti nelle giornate del festival), in lotta per la libertà delle donne nel loro paese, che conducono una battaglia pacifica attraverso la street art, e hanno scelto proprio le strade come palcoscenico per riconquistare questo spazio, che in Tunisia è in gran parte occupato dagli uomini, come la caleidoscopica orchestra al femminile in Afghanistan che fa da sfondo ad un racconto di 5 donne attiviste per i diritti umani (“Orchestra Progress” di Stefano Liberti e Mohammed Behroozian), un documentario realizzato da COSPE onlus nell’ambito del progetto Ahram (Afghanistan Humaqn Rights Action and Mobilization).

Protagonisti anche i conflitti dimenticati, come il conflitto endemico in Congo che fa da sfondo  “Inner Me” di Antonio Spanò (sulle donne disabili nel travagliato paese africano) a quello ambientale in America Latina, dove il land grabbing si pratica in Ecuador (“Tierra Esperanza”, di Miko Meloni e Esteban Coloma) come in Colombia, dove da decenni è in atto un vero e proprio genocidio da parte dello stato, nel nome dell’olio di palma (“Frontera Invisible”, di Nico Muzi e Nicolas Richat).

Il festival si chiuderà al Cinema Lumière, quando verranno proclamati i vincitori di questa undicesima edizione e consegnati i quattro premi, tutti da 1000€: oltre ai tradizionali Premio Lo Porto e Benedetto Senni, si aggiungono il premio “Voci di donne invisibili” offerto da Coop Alleanza 3.0 per i film dedicati ai diritti negati delle donne nel mondo, e il premio “Storie di giovani invisibili” sponsorizzato da EmilBanca, dedicato invece ai documentari che trattano temi di infanzia e gioventù.