Horror & Mistery di un diavolo di virus


Articolo pubblicato il: 07/05/2020 13:44:52

Horror & Mistery di un diavolo di virus
 
Cautele, prudenza, stand by, ragionata attesa del poi, la prima innestata, una rapida retromarcia: il connubio scienza-politica non ha il passo da maratoneta, né la falcata del mezzofondista. Il suo andare è titubante, incerto, a tratti contraddittorio, ottimista cum iudicio e pessimista perché timoroso di smentite, impedito a sbilanciarsi dalla fitta nebulosità che permane sulla sua origine, l’efficacia dei molteplici approcci a intuizioni terapeutiche, rebus di tempi e modi di approdo al vaccino, l’incognita dell’auspicata par condicio mondiale nell’assegnazione a miliardi di candidati all’immunità. Un paio di dubbi supplementari: il maledetto Covid-19 si connota con un iter a tappe, ovvero massima virulenza, decrescita della diffusione e calo progressivo dell’aggressività fino al contagio zero? Tutto da vedere. S’incattivisce con il freddo, come tutti i ceppi influenzali e si acquieta con il caldo e poi emigra a svernare nelle calotte polari? Sovrasta l’intero impianto di accentuata vaghezza l’eterogeno discettare di virologi, pneumologi, immunologi, ricercatori, medici di base, ingaggiati dalla politica, per sgravarsi del pericoloso decisionismo chiamato a governare lo scenario ancora misterioso della pandemia. Nella narrazione del coronavirus si trovano anche il peggio del chiacchiericcio senza fondamento. Più di un esperto, al via della fase 1, ha sbeffeggiato l’ansia da mancanza di mascherine con un perentorio: “Non servono a niente”. E quanti contagi sono da imputare a questa scellerata falsità? Il campionario di esternazioni sull’identikit del virus è straordinariamente variegato: le voci di dentro hanno ammonito: terreno preferito di approdo del Covid-19 è la carta, no il cartone, no la plastica, no i vestiti, no le scarpe. I tempi del pericolo di contagio? Un’ora, un giorno, una settimana; chiudere e quando, aprire e quando? Anarchia pura. Trump, Johnson, Merkel, Macron, Conte e consimili di mezzo mondo non hanno concordato un protocollo unico antivirus e così, in ciascuno dei Paesi citati regna l’indipendentismo delle istituzioni locali, regioni e comuni (Germania, Italia, Francia), Stati (Usa), contee (Gran Bretagna). Il pericolo evidente è che si spengano e si accendano focolai della pandemia laddove le restrizioni sono rispettate o trasgredite.
Luciano Scateni