Prima di tutto, una proposta per il sindaco Manfredi: le chiavi della città di Napoli a Ranieri, gentiluomo del calcio, geniale allenatore della Roma che ha regalato agli azzurri la sconfitta dell’Inter.
“SE PRIMA ERAVAMO IN DUE, ORA CI SONO SOLO IO”. Lo cantano insieme a “Oi vita, oi vita mia” i cinquantamila de Maradona Stadio, tutta la città, il milione di follower degli azzurri da tutto il mondo. Circola il passa parola: “Vero, non è un Napoli spettacolare, ma chi se nen frega”. La frase sottintende il plauso per una partita decisa da due lampi di genialità calcistica, dal decimo e undicesimo gol firmati da Scott Mc Tominay, scozzese, profeta nella sua nuova patria sportiva, a coronamento di una prestazione strepitosa. Due reti in fotocopia: inarrestabile proiezione nell’area di rigore del Torino e identica deviazione al volo su cross di Anguissa e Politano, al 7° e al 41esimo del primo tempo. Un Napoli saggio, autorevole ha governato la partita dall’alto di una superiorità che non ricorda i tempi d’oro di Sarri, del suo gioco produttivo e bello a vedersi, ma all’insegna della concretezza e di un accorto dosaggio delle energie fisiche e mentali che sembrano far difetto all’Inter sconfitta dalla Roma a Milano. Napoli a un passo dal 3 a 0 al minuto 62: cross da sinistra e il gigante Billing, in elevazione, ha colpito in pieno la traversa. Un solo dolente rammarico lo hanno provocato gli infortuni di Buongiorno, Anguissa, Lobotka, costretti a lasciare il campo. La straripante gioia dei tifosi somiglia sempre più alle esplosioni di felicità del tempo Maradona e degli scudetti, che fatti gli congiuri del caso non sono una chimera, ma la bella realtà degli azzurri soli in vetta alla classifica. Senza infierire, in una serata come questa di euforia contagiosa, la riflessione sulla potenza globale del Napoli, sulla cifra dei gol segnati, non in sincrono con il primato acquisito, responsabilità, in parte, dei limiti di un attacco privo di un centravanti risolutore. Ma è argomento da riprendere a fine campionato, quando De Laurentiis avrà messo in cassaforte le cifre a tanti zeri per le cessioni di Osimhen e Kvara. Ora il piacere per Conte e i tifosi napoletani di aver vestito d’azzurro un giocatore totale, vincente, qual è lo scozzese Mc Tominay in via di napoletanizzarsi. Riflessione fuori atmosfera deli Napoli e cresce un dubbio. Ma il calcio è davvero secondo solo alla politica per interesse globale dell’umanità? Quesito secondario, dove si colloca Napoli nella classifica mondiale della passione per lo sport che i media raccontano con enfasi come somma spettacolarità su ogni altro evento? Per farla breve, di là dal bombardamento quotidiano di cui si nutre il ‘popolo del pallone’ vien da citare il caso di questo 27 aprile, del quotidiano Il Mattino che profonde il massimo sforzo editoriale per il gaudio dei “forza Napoli sempre” e offre loro un inserto di 15 pagine (sì, 15) sulla sfida degli azzurri al Torino. Lecita la domanda: se come ci auguriamo il percorso del Napoli di qui alla fine trasformerà in concretezza il sogno del quarto tricolore, di quante pagine sarà l’offerta del Mattino ai suoi fedeli lettori?
CONTE, CHE GLI ADDETTI AI LAVORI RACCONTANO CON LE VALIGIE QUASI PRONTE per ‘cambiare aria’, ha il merito di ricavare il massimo dalla qualità e soprattutto dalla quantità di giocatori incompatibili con le ambizioni di scudetto del Napoli e forse ha il torto di praticare un gioco utilitarista, poco spettacolare, in deficit di personalità. Ma lamenta, a giusta ragione, il bilancio in rosso di acquisti e vendite della società. Partiti o in partenza: Mario Rui (incomprensibile addio), Kvicha Kvaratskhelia Leo Østigård, Jesper Lindstrøm all'Everton, Jens Cajuste e Natan al Real Betis. L’acquisto a suo tempo degli ultimi tre? Uno strano flop di De Laurentiis. Inutile chiedergliene ragione, è in silenzio stampa presidenziale, scelta che ha contagiato Conte (niente conferenza stampa pre partita). La conferma nella casella dei ‘gol fatti’: 52 reti in 33 partite (72 dell’Inter) e obbligo tassativo di incamerare i tre punti contro una buona squadra, ma nulla di più. Il Torino è decimo in classifica (solo dieci vittorie, 13 pareggi, 10 sconfitte) e imponeva di vincere la strada in salita che precede il traguardo del tricolore. Mission compiuta, vento in poppa, oOcchi e cuore rivolti al futuro ravvicinato del Napoli perché si colori di un bell’azzurro.
NAPOLI 2, TORINO 0. “Sic stantibus redus” ci si affida al tradizionale ottimismo di Napoli, collaudato nei momenti più critici della città, al differenziale del calendario che impone all’Inter prove future impegnative e dovrebbe scongiurare un arrivo sul traguardo di fine campionato con Napoli e Inter a pari punteggio, costretti alla sfida delle sfide.
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