Scateni. Amaro Bernabeu. Segna Insigne, rispondono Benzema, Kroos, Casemiro. 3 a 1 per il Real.


Articolo pubblicato il: 16/02/2017 08:38:14

Il titolo per il Bernabeu lo ha suggerito nel 1937 il maestro Jean Renoir con il suo “La grande illusione”, nominato all’Oscar come miglior film due anni dopo. Certo, gli interpreti di quel capolavoro distano anni luce dagli undici del  Napoli, personaggi paralizzati dall’emozione di giocarsi la credibilità di squadra dotata di bel gioco come poche altre in Europa. La grande illusione di Sarri e dei suoi undici (in nero per l’occasione) ha vissuto per otto minuti, nonostante il bruciante e autoritario avvio del Real. In brevissima frazione di tempo gli uomini di Zidane peccano di mancata concentrazione Mertens innesta la quinta marcia, assist per Hamsik che prolunga per Insigne. Lorenzinho, a cui la furbizia non fa certo difetto, con la cosa dell’occhio scopre che il disattento Navas, ritenendo l’azione del Napoli priva di pericolosità, si è avventurato per sei, sette metri, lontano  dalla porta, destinato ad acchiappar farfalle quando il tiro dello scugnizzo, a giro, si fiondato alle sue spalle da trentaquattro metri. I diecimila e più tifosi azzurri impazziscono e quasi quasi credono a quanti in fase di pronostico hanno omologato la forza del Real a quella del Napoli. Il ritorno alla realtà racconta altro. Gli spagnoli impediscono letteralmente agli azzurri di imbastire e la fitta e veloce trama di passaggi che lo hanno caratterizzato nel campionato italiano: difesa alta, pressing asfissiante, ragnatela di passaggi a occhi chiusi, reparto arretrato  impenetrabile e su tutti un monumentale Modric, genio del centrocampo colpevolmente incontrastato. E di più l’incomprensibile libertà di perfezionare i progetti d’attacco dei bianchi concessa al funambolico Marcelo, per incapacità di contrasto di Hysaj e i mancati rientri difensivi di Callejon. La pressione del Real non può tardare a concretizzarsi. Un cross dalla destra spiove nell’area napoletana e Albiol deve vedersela con tre specialisti avversari dei colpi di testa. Il pallone lo scavalca mentre tiene a bada Ronaldo e ne approfitta il fiuto da gol di Benzema. La sua deviazione con la fronte è imparabile. Al minuto diciotto è 1 a 1. Koulibaly (modesta prestazione in assoluto) dov’era? Aggettivi per gli azzurri (in nero, che anche chi non è superstizioso ritiene nefasto): timorosi, impacciati, passivi, senza nerbo, quasi rassegnati a subire il tasso tecnico e atletico superiore degli spagnoli. Anche a chi non frequenta il mondo del pallone è sembrato evidente che un mastino come Allan, messo in campo con il compito di mordere i polpacci di Modric, avrebbe contrastato con efficacia il sofisticato e produttivo motore del gioco spagnolo. Non succede nulla al via della ripresa, a parte un timido tentativo degli azzurri di spostare in avanti il baricentro del loro gioco e comunque imprecisione collettiva, Mertens chiuso nella morsa della difesa  presidiata da Sergio Ramos e Carvajal,  débacle napoletana nell’aria. Un nuovo vuoto di idee e soprattutto  di strategia complessiva della difesa agevola l’assist di Rolando per Kroos che dalla grande distanza trova il calcio della domenica e mette alle spalle di Reina il pallone del 2 a 1. E’ il quinto minuto del secondo tempo e sulle teste degli smarriti azzurri (ancora una volta Koulibaly fuori posizione), cade una tegola che fa molto male. Non c’è segno incoraggiante di reazione del Napoli e la partita continua a essere dominata dallo strapotere della capolista della Liga. I cambi di Zidane a Sarri non modificano di un virgola l’andamento del match. Dopo quattro minuti, al cinquataquattresimo, Casemiro  spegne ogni velleità degli azzurri, per quanto sommessa. Schema bis, assist senza contrasto, gran tiro da distanza notevole, 3 a 1. Quando è palesemente tardi per dare consistenza al centrocampo, Sarri spedisce Allan a rilevare Zielinski. Non è perdonabile aver gettato nella mischia il redivivo Milik, dopo quattro mesi di assenza per infortunio e pochi giorni di reinserimento nel gruppo, quando il cronometro concedeva di giocare per soli sette minuti prima del novantesimo. E’ andata com’è andata e l’obbligo di vincere almeno per due a zero il 7 marzo, al San Paolo, per il Napoli visto al Bernabeu appare una difficile utopia.
Luciano Scateni