SCATENI. Francia-Italia: dura Pax


Articolo pubblicato il: 23/03/2019 15:12:44

Francia-Italia, pace fatta? E’ la tesi dei gialloverdi dopo la provocazione di Di Maio e Di Battista, volati a Parigi per stringere patti elettorali con i violenti dei gilet gialli, in vista del voto alle europee. I fatti dicono altro. L’incontro Macron-Conte è stato un flop all’italiana. Il presidente francese ha rimproverato le titubanze del nostro governo sul Tav e la fretta di aderire alla cosiddetta “Via della seta”, che l’Europa osserva con molta cautela. Non va meglio con la Germania. La Merkel ci bacchetta per lo sgarbo alla Ue degli accordi con la Cina, a suo avviso da stipulare con l’intera Comunità e non unilateralmente.

Ricompensa miliardaria a chi riuscirà a trovare un punto di accordo Lega-5Stelle, separati in casa in attesa di divorzio. Tema dell’ultimo ‘scazzo’ è la sicurezza interna dell’Italia. Di Maio e Toninelli, questi appena scampato a due mozioni di sfiducia, ipotizzano per l’Italia una strategia nazionale made in Usa. Salvini risponde piccato “La sicurezza è roba mia e mi tengo quella italiana”. Divisi anche sulla “Via della seta”. Dubbioso il leghista: "Non mi si dica che la Cina è un paese con il libero mercato. Noi vogliamo essere assolutamente cauti quando c’è in ballo la sicurezza nazionale".

In un anno tre migranti morti in altrettanti roghi nella tendopoli di San Ferdinando (Reggio Calabria). Arrampicandosi sugli specchi le inchieste hanno addebitato alle vittime la responsabilità delle tragedie. Le fiamme, hanno sostenuto, sono divampate dal fuoco acceso per riscaldarsi di notte. Non dicono che sono coincidenze quanto meno improbabili, avvenute in un clima crescente di intolleranza razzista e di violenza sui profughi. L’ultima vittima è Sylla Noumo, senegalese di 32 anni.

A Verona, non a caso in una città razzista trazione Lega, che quanto e più di altre città del Nord insulta i meridionali e non solo negli stadi, si propone per un convegno sulla Famiglia. L’iniziativa è del ministro omofobo e razzista Fontana. Per capire di che si tratta: alcuni relatori propongono di curare l’omosessualità come si trattasse di una malattia, altri tifano perché la donna se ne stia a casa ad accudire marito e figli. Fontana è quello che appena eletto dichiarò che le famiglie di fatto non esistono.

Non è finita lì. Arrestato di De Vito, presidente del consiglio comunale di Roma, indagato l’assessore allo sport Frongia. I 5Stelle sono in fibrillazione, perché l’indagine potrebbe estendersi ad altri grillini e approdare a una vera e propria resa dei conti. I vertici del Movimento aspettano gli sviluppi del caso con il fiato sospeso e qualcuno (Di Maio?) è fuori di sé per l’iter pieno di intoppi che costellano il governo della capitale d’Italia, disamministrato dalla Raggi e dal suo seguito. La sindaca si trincera dietro la fermezza rispondere con prese di distanza ed espulsioni dei “cattivi”. Commenta così i guai del suo sindacato: “Non ci lasciamo infettare, avviata un’indagine interna”. Poverina, a partire dalla sua persona, coinvolta in questioni giudiziarie, ha dovuto fare i conti in continuità con episodi di corruzione. E si è infettata, altroché. E’ che non si è vaccinata contro il virus della corruzione.

Russia, Turchia, Egitto, Iran, Siria e altri Paesi arabi contestano Trump e la sua inaccettabile dichiarazione che, scavalcato il Consiglio di Sicurezza, in violazione alle decisioni dell’Onuc, e dopo aver depredato la Palestina di gran parte dei suoi territori, aver aderito alla richiesta di Netanyau di spostare l’ambasciata Usa da Tel Aviv a Gerusalemme, con una altro blitz predatorio, riconosce a Israele il diritto di annettersi le alture del Golan, area conquistata dalla Siria. Il ministro degli Esteri iraniano: “Trump continua a provare a dare allo Stato razzista di Israele quel che non gli appartiene. Prima Gerusalemme ora il Golan.”

Intanto è concluso e consegnato il rapporto sul Russiagate, che accusa Trump di accordi con Mosca per interferire, influenzare il voto per farlo eleggere e discreditare Hillary Clinton. Se dimostrato configurerebbe un reato da impeachment e avvierebbe la procedura di incriminazione e interdizione del Presidente. In molti osservatori paragonano l’inchiesta al Watergate di Nixon.