SCATENI. I travagli di Travaglio/Cinque righe/Undici milioni per Sanremo, e gli altri quaranta milioni?


Articolo pubblicato il: 09/02/2017 15:43:57

Il Fatto Quotidiano, così si mormora nel mondo dei media, cambierà presto la testata in “Fatti del comico” e il sottotitolo, per ora nel cassetto chiuso a chiave di Travaglio, sarà di questo tenore: “Lunga vita al Movimento 5 Stelle”. In anteprima l’attuale direttore, che certamente succederà a se stesso, è in prova generale di guida del nuovo giornale. Invitato da Lilli Gruber a  “Otto e mezzo”, ha risposto tra l’indispettito e il sarcastico alla domanda sulla figura da “quattro soldi” rimediata dal comico e dal neo guru Casaleggio a Bruxelles con il rifiuto dei liberal destrorsi di Alde di accoglierli nel loro gruppo e la successiva supplica a Farage, altro soggetto raccomandabile del panorama europeo, di riprenderli, a condizioni umilianti di sudditanza. La risposta di Travaglio: “Figuraccia? Quando ci cascano i 5 Stelle da una pulce si  fa un elefante.” E si può agevolmente immaginare quale sarebbe stato invece  il commento per un fatto analogo capitato a qualunque altra formazione politica.

Undici milioni per Sanremo, e gli altri quaranta milioni?  

Avanza come un bulldozer il Festival e il clichè è uguale a se stesso da anni, tra canzoni mediocri (con rare eccezioni) che dopo un giorno sono belle e dimenticate, ospiti strapagati, spesso senza ragione. E’ il caso dei tre comici romani, Brignao, Insinna, Cirillo  di ieri sera, francamente da teatro di oratorio salesiano. A vantaggio di chi tifa per il Gossip, la regina di “Amici” e della strappalacrime C’è posta per te”, valletta senza infamia e senza lode dell’urlatore Conti, si è fatta baciare sulla bocca dal rockettaro Ronnie Williams e ha distribuito in sala il “santino” del beato Conti. Intanto non si placa la polemica sui compensi  degli ospiti che secondo logica dovrebbero ricambiare i vantaggi della visibilità festivaliera con ingaggi zero. La magnanimità della Rai ha però ben altra idea dell’elargizione. Michele Santoro (un misero 4% per cento l’indice di ascolto di “Italia”), incassa per realizzare tre puntate del programma tre milioni di euro, Antonella Clerici, tre milioni per due anni di contratto, (in parte investiti in chirurgia plastica?), Flavio Insinna un milione e mezzo. “La  prova del cuoco” e i “Fatti vostri” sono in calo di ascolti, ed è un flop “Dieci cose”.  Vespa, ex direttore del TG, con lauta pensione adeguata al ruolo, incassa 1,9 milioni di euro come conduttore di Porta a Porta. Lucia Annunziata, ex presidentessa della Rai, per la sua mezz’ora di interviste a uomini politici, mette in tasca 460mila euro all’anno. Viva la Rai.  

Cinque righe

Telegramma: dopo i “depensante” e i “cretina” del comico, suo referente nel Movimento, sono arrivati “inadeguata” e “impreparata” rivolte alla  Raggi, dal suo sindaco dall’assessore all’urbanistica Berdini. Quasi l’ incipit di una probabile collezione di bocciature. E lei, la sindaca: “Respingo le dimissioni con riserva”. Ovvero un guazzabuglio machiavellico.

Elezioni? Poi, poi

Vitalizio, ovvero prebenda privilegiata dei professionisti della politica che sventano il rischio di lezioni anticipate per non perderlo. Chi rischia? I grillini, perché di fresca nomi a parlamentari, troppi deputati e senatori che sono vicini a  maturare i tempi necessari per ottenerlo, mentre buona parte del governo l’ha già maturato.  A chi spetta il vitalizio? Per esempio a Rosy Bindi (7.500 euro al mese), Gentiloni (5.500), Bersani (5.500+4.423 come ex consigliere regionale), Cuperlo (3.900), Franceschini (5.500), Anna Finocchiaro (9.000), i ministri Alfano e Maida, Orlando, Lorenzin e poi Brunetta (titolare anche di pensione come docente universitario), la Meloni, Verdini, Bossi, Calderoli,  Cicchitto e Giovanardi. Si può scommettere e vincere: sono tutti loro contro l’ipotesi di elezioni anticipate. Per ogni legislatura conclusa aumenta il tesoretto.

Luciano Scateni