SCATENI. Il via alle qualificazioni: 2 a 0 dell'Italia sull'Irlanda


Articolo pubblicato il: 26/03/2021 11:52:13

Il via alle qualificazioni: 2 a 0 dell’Italia sull’Irlanda

Il back ground di Mancini conductor dell’Italia in azzurro è da record: 22 partite e altrettanti risultati positivi. L’ultima defaillance è quasi antica (sconfitta con il Portogallo, del 2018, incontro di Nations League), poi 17 vittorie (numero iellato da superare subito) e cinque pareggi. Prima di Mancini il record era saldamente di Vittorio Pozzo (1935/1939) con trenta match senza sconfitte e di Lippi (2004/2006) con venticinque.  Parma, il suo stadio Tardini, ospitano la sfida all’Irlanda del Nord, che non dovrebbe proporre ostacoli insormontabili alla nostra nazionale. Si gioca per ottenere la qualificazione agli ‘strambi’ mondiali del prossimo anno, che i petrolieri del Qatar si sono aggiudicati chissà per quanti milioni di dollari. L’altra sfida del girone è tra Bulgaria e Svizzera, finita con il risultato di 3 a 1 per gli svizzeri. Completa il gruppo la Lituania. Niente che non sia alla portata degli azzurri. I precedenti: sei vittorie dell’Italia, due pareggi, una sola sconfitta nel 1958 a Belfast, sempre per le qualificazioni ai mondiali. Domenica bis degli azzurri contro la Bulgaria e mercoledì trasferta in Lituania. Tre partite in sette giorni, che per i convocati si sommano agli impegni ravvicinati di campionato. L’obiettivo è eguagliare l’impresa delle dieci vittorie su dieci (62 gol fatti, 14 gol subiti) delle qualificazioni per gli Europei. Un paio di rilievi statistici: Mancini (“partita difficile”), nel corso del suo mandato ha convocato 74 giocatori, ne ha schierati 63, 32 esordienti, a conferma della sua vocazione a valorizzare i giovani. Ballottaggio prepartita tra Barella e Pellegrini per il centrocampo e lo vince il secondo. Giocherà al fianco di Verratti e Locatelli che sostituisce Jorginho infortunato, come Kean, debilitato dal Covid. Difesa storica, con Chiellini-Bonucci (100 presenze in nazionale), collaudatissimi, con loro Florenzi ed Emerson. In attacco Immobile, Insigne e al via Berardi, preferito a Chiesa. All’Irlanda i mondiali mancano dal lontano 1986 e il suo passato prossimo non è certo esaltante: una sola vittoria nelle ultime dieci partite, con la Bosnia per la Nation League. Al commissario tecnico dal difficile cognome Baraclough mancano il portiere titolare Gartside, il difensore Lewis, gli attaccanti Washington e Boyce. In avanti si rivede Lafferty, ex di Palermo e Reggina, in coppia con Magennis.  Appare francamente scaramantico il mettere le mani avanti di Mancini con la definizione di “partita difficile”, che arbitra il turco Palabiyik, altro cognome complicato. E allora…pronti via. Difesa a cinque degli irlandesi e la scelta dice molto sulle intenzioni di non prendere gol. Al quarto minuto il primo corner ed è per l’Irlanda, ma nessun pericolo per Donnarumma. Come molte formazioni britanniche anche l’Irlanda mette in campo giocatori molto tonici. Ritmo basso degli azzurri, la diga dei bianchi di Baraclough rende difficile andare a rete, ma al dodicesimo Immobile riceve in area e con una mezza girata prova a infilare Peacok. La conclusione è debole, da posizione sbilanciata.  Minuto 13 fatale all’Irlanda. Lancio di quaranta metri di Lorenzi per Berardi, che sfugge ai difensori e da posizione molto angolata spedisce il pallone tra palo e mani del portiere. 1 a 0, gran gol. Due minuti dopo, Berardi cross per Immobile a due passi dalla porta irlandese, respinge con molta fatica la difesa britannica. Conclusione di Insigne al 23esimo, centrale e non fortissima. Grande legnata di Lorenzi al minuto 25, alto sulla traversa. Finora c’è solo l’Italia a governare il gioco e più di una conclusione a rete. Fulmineo contropiede degli azzurri al minuto 39, lancio millimetrico di Insigne per Immobile, che brucia il suo difensore in velocità e dalla sinistra trova un tiro imprendibile. 2 a 0, si abbracciano i due napoletani, amici fuori e dentro il campo. Il portiere irlandese non è esente da responsabilità. Tre minuti al riposo e applausi per l’ennesimo assist del capitano del Napoli. La reazione degli irlandesi? Inesistente. Si è giocato solo nella loro metà campo de tutti negli spogliatoi. Che dire: si conferma che la prudenza di Mancini sulle difficoltà del match erano proprio una simpatica finzione. In pagella il voto più alto lo merita Berardi, ma non è trascurabile l’ermetismo della difesa azzurra che non subisce gol da 300 minuti. Sarà cosa dura pensare alla successione della sontuosa coppia Chiellini-Bonucci. Nell’Irlanda al via della ripresa Saville al posto di Evans. Più intraprendenti i nostri avversari, ma d’altra parte che senso avrebbe restare nel bunker difensivo con uno svantaggio di 0 a 2?  Un paio di salvataggi in extremis di Donnarumma su svarioni difensivi di Locatelli e successivi. Ora gli irlandesi sono competitivi e pericolosi, colpa di momenti di deconcentrazione degli azzurri. Ci pensa Insigne a interrompere la superiorità dell’Irlanda con lanci lunghi, non sfruttati come sarebbe utile fare.  Cambi: Barella per Pellegrini, Lavery per White, al minuto 65. Non è la stessa Italia, non è la stessa Irlanda, attenzione. Un paio di minuti più tardi, ancora Insigne, tiro a giro, a poca distanza dal ‘sette’ della porta irlandese. Rischiano gli azzurri ed è la novità di questo secondo tempo. Gran pressing dell’Irlanda, Italia in difficoltà. Mancini manda dentro Spinazzola e Chiesa per Berardi ed Emerson. 15 minuti al 90esimo. Nell’Irlanda dentro Lafferty e Thompson per McCann e Magennis. Grifo per Locatelli, Pessina per Insigne, a sei muniti dalla fine del tempo regolamentare. Spreco colossale dell’Irlanda su ingenuità di Donnarumma, autore di un rinvio breve pericolosissimo. Paura. Grande occasione per Immobile su lancio di Spinazzola, pallone sull’esterno della rete. Solo Irlanda o quasi nel secondo tempo, inerzia del gioco capovolta. Tre di recupero, forse pochi, considerate le numerose sostituzioni, ma va bene così per l’Italia. 180 secondi alla fine.  Modesta la seconda parte del match degli azzurri. Può darsi cheli azzurri ritenessero di dover risparmiare fiato e gambe per i prossimi due incontri ravvicinati, ma forse è solo un alibi, per giustificare un calo colpevole di concentrazione.