Non c’era motivo per illudersi e l’Italia di Mancini lo ha confermato. Al neo commissario tecnico, è ovvio, nessuno avrebbe chiesto il miracolo di trasformare un manipolo di calciatori per nulla eccelso in una nazionale competitiva con il Gotha del calcio mondiale e non è avvenuto. Il test con l’Arabia Saudita non ha inaugurato a caso l’esordio di Mancini. L’avversaria di comodo, se ve ne fosse stato bisogno, ha mostrato la pochezza di un modesto mix tecnico-tattico e per un tempo, con le energie degli azzurri intatte, Donnarumma ha vissuto in santa pace. Neppure un tiro in porta degli arabi, costretti nella propria metà campo dal pressing alto dell’Italia. L’eccesso di cautela dei sauditi, con i due o tre migliori in panchina, perché risparmiati in vista della partita d’esordio dei mondiali con la Russia, non ha egualmente consentito agli azzurri di maramaldeggiare. Allora, c’è da esaltare il gesto calcisticamente pregevole di mister Balotelli che al 21° si è destreggiato da par suo tra due o tre difensori, ha conquistato centimetri di spazio utile e ha fatto partire una rasoiata da venti metri. Pallone nell’angolo alla sinistra del portiere, 1 a 0, esultanza collettiva degli azzurri in campo e in panchina, Mancini incluso. Al 40°, percussione sulla sinistra di Criscito, davvero spettacolare, tiro a duecento all’ora, traversa piena, unica nota di rilievo dopo il gol di Balotelli e tutti al riposo. Ripresa in sordina per l’Italia, Arabia più intraprendente e involuzione progressiva degli azzurri, stanchi, senza grinta e idee. Balotelli inaugura la giostra delle sostituzioni e gli subentra Belotti che al minuto 69 risolve con un tapin aggressivo una mischia furibonda nell’area dell’Arabuia. Due a zero. Tre minuti più tardi uno svarione difensivo di Zappacosta apre una prateria al contropiede arabo e Al Shaeri, forse in fuorigioco, beffa Donnarumma, uscito alla disperata per fermarlo. 2 a 1. Un’Italia in dispnea rischia ancora, questa volta per una leggerezza difensiva di Criscito. Donnarumma rimedia con la punta del piede. Le fatiche che aspettano Mancini sono erculee. Nell’immediato deve affrontare test di ben altra qualità, con Francia e Olanda, potendo contare su giocatori azzurri reduci da un duro campionato, demotivati per il mancato accesso al mondiale e forse con il rammarico di non potersi godere ancora le meritate vacanze. Di sicuro non c’è motivo per invidiare Mancini
Luciano Scateni
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