SCATENI/Milik, fortissimamente Milik. Napoli 3, Bologna 2


Articolo pubblicato il: 30/12/2018 20:19:15

Che la filosofia calcistica di Ancelotti si caratterizzi con il segno di frazione tra primo e secondo tempo, nel senso che prevede 45 minuti di calcio mediocre e 45 a più alto regime agonistico e tecnico, è ipotesi da sottoporre a nuove valutazioni, per il momento verosimile. Fosse confermata, il Napoli avrebbe da analizzare e risolvere il perché di due facce pericolosamente antitetiche, come hanno dimostrato alcuni passi falsi degli azzurri, pagati con nove punti di distacco dalla Juventus. Al Var dell’osservatore non offuscato dal tifo le immagini di alcune partite degli azzurri rivelano pregi e limiti della squadra. E lontano il tempo del cosiddetto giro palla, che con Sarri somigliava molto a un gioco di prestigio, eseguito ad alta velocità e precisione, prologo di incursioni in profondità dei tre piccoli uomini di punta, imbeccati dai piedi buoni di Jorginho. Il possesso palla alla Ancelotti è più lento, a tratti impreciso e poco incline all’incisività capace di disorientare il pacchetto difensivo di squadre impostate per non prenderle e tentare di portare via almeno un punto prezioso per situazioni di classifica a rischio. Per fortuna un gran caos nell’area del Bologna è sfruttato al meglio da Milik, mister 10 gol. Al minuto sedici, con una zampata tra la selva di gambe dei difensori, agevolato dalla veemenza di Mertens, che impedisce ai difensori di allontanare il pallone dall’area piccola della porta difesa da Skorupski, il polacco trova l’uno a zero. Un undici da testa della classifica, qual è il Napoli, dovrebbe speculare sulla depressione causata dal gol subito dagli avversari e infliggere il colpo di grazia. Il Napoli sceglie invece di eseguire un quieto spartito successivo all’overture delle opere liriche. Abusa della presunta calma dei forti e non infierisce. Al Bologna, che langue sul fondo della classifica, non par vero e il campo dimostra che la cura Inzaghi ha giovato. Ci provano i felsinei, lo fanno con convinzione e buon calcio, mostrano di aver assimilato alla perfezione gli schemi dell’allenatore per i tiri da fermo e contano sull’assenza di Koulibaly. Al 37 lo specialista Pulgar “pennella” una punizione per la testa di Palacio, che imprime al pallone la giusta forza per raggiungere il capoccione del possente Santander. Con la giusta torsione della fronte e adeguata forza il pallone finisce alle spalle di Meret. Uno a uno. Niente da segnalare fino al 45° o meglio, tanta considerazione per il difficile rodaggio di Ghoulam, per ora al 40%, per il difficile inserimento di Verdi nel dispositivo tattico degli azzurri e per l’ormai storico handicap di non disporre di un regista. Come previsto il Napoli della seconda frazione di gioco spinge di più, il Bologna denuncia cali di vigore fisico, per quanto ha speso nel primo tempo, e gli azzurri, senza strafare, esorcizzano con una parziale resurrezione l’abulia dei 45 minuti lasciati alle spalle. Il prode Milik, ottimizza un cross perfetto di Ghoulam (l’unico), segna il decimo gol della sei partite disputate ed è 2 a 1, da salvaguardare fino al 90°. Non va così. Il Bologna firma di nuovo il pari con Danilo che sale alto a raccogliere di testa la solita punizione battuta esemplarmente da Pulgar. Due a due e mancano solo dieci minuti al fischio finale di Calvarese. Mertens, il Ciro dei tifosi napoletani, non ci sta a pareggiare. Al minuto 88 cerca e trova lo spazio per liberare la forza e la precisione del suo piede destro. Pallone in rete, 3 a 2 per un Napoli che sembra ancora in rodaggio Ancelottiano. Certo mancavano Koulibaly e Insigne squalificati, Hamsik acciaccato. Certo Ghoulam deve recuperare le qualità micidiale cursore di sinistra e certo il Napoli di Ancelotti è ancora di là da venire, ma la serata ha vissuto ugualmente momenti esaltanti con la straordinaria marea di tifosi “siamo tutti Koulibaly”, e slogan antirazzisti che avranno convinto sempre più il gigante senegalese di essere amato e di amare Napoli.

Luciano Scateni

 
 
 
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