Scateni. Renzi-Piasapia: "tra i due litiganti..."


Articolo pubblicato il: 02/07/2017 12:52:40

Poca fortuna, finora, alle scissioni nel pianeta turbolento della sinistra. Andò male a Magri, arrise poca fortuna ai dissidenti di Rifondazione Comunista, non è andata, oltre un modesto consenso, ai contestatori dentro e fuori il Pd, dunque congratulazioni post mortem a Giambattista Vico, per i suoi “corsi e ricorsi”. Perché i legittimi tentativi di riagganciare gli ideali del marxismo (se il riferimento è ancora per la sinistra un valore) stentano ad occupare spazi minimi, ininfluenti: semplice, perché il mondo è stato soggiogato dai crismi del capitalismo eteroforme, ma predatore globale delle risorse mondiali, spartite dai potenti della Terra solo tra l’umanità organica al “sistema”. L’Italia della politica prepara striscioni, cori e fuochi d’artificio da spendere nel derby fratricida che vede in campo i dem di Renzi e i separati in casa e fuori di Pisapia. La coppa per i vincitori non è destinata a premiare chi meglio saprà interpretare la domanda di serena normalità degli italiani. Chi lo spera è destinato a nuove, ricorrenti delusioni. Le squadre in campo affilano le armi per fermare la leadership di Renzi o strappargliela e riportare lo scettro del potere nelle mani dei rottamati. Per questi ultimi tifano anche i giovani, a caccia di qualcosa di sinistra, il segretario conta sul sostegno degli ultra gratificati con incarichi di governo e di partito. Per chi crede all’onestà dei sondaggisti, il primo tempo della partita si chiuderà con la curva del grafico che disegna il consenso ai dem in discesa e per ovvio contrasto con quella della destra in crescendo. E’ prematuro un pronostico sul risultato finale, ma i bookmakers scommettono sul pari e questa competizione non prevede un vincitore comunque, ai supplementari, poi ai rigori. La sconfitta è dell’illusione bipartisan di conquistare lo scudetto, di confinare nelle ultime posizioni della classifica le destre, per destinarle alla retrocessione. Per la direzione arbitrale della disputa, i designatori hanno ripescato dal limbo dei fischietti a riposo un guru né carne, né pesce, al secolo Romano Prodi. Mancano solo le esternazioni di Napolitano, i sofismi di De Mita, i segni con la matita blu e rossa di Eugenio Scalfari, il colorito filosofeggiare di Cacciari, la benedizione di padre Pio, i moniti di Papa Francesco. C’è poi chi scommette sulla resurrezione di Berlusconi, sul sodalizio vincente con Salvini, la Meloni, i nuovi “arditi” di Casa Pound, Forza Nuova e fanatiche, pericolose nostalgie del ventennio, oramai impunemente allo scoperto con saluti fascisti e raid antidemocratici. Chissà che tra un dribling, un cross e un contropiede del match in corso, Renzi e Pisapia non decidano di posare le armi per neutralizzare la sventura di un governo a guida leghista o addirittura del “manichino” Di Maio.  

Luciano Scateni