SCATENI. Treno-Aereo, futuristica gara di velocità


Articolo pubblicato il: 19/01/2017 15:22:40

Concorrenza è il termine giusto per definire la partita che giocano treni e aerei in termini di velocità di percorrenza. La gara su alcune  tratte è già appannaggio dei gestori ferroviari. Freccia Rossa e Italo sono certamente competitivi con Alitalia e altre compagnie che collegano grandi città italiane, per esempio Roma e Napoli con Milano o Torino. Il solo tempo del volo è certamente imbattibile ma quello supplementare del pre partenza fa perdere colpi all’Alitalia e alle altre compagnie aeree. Di contro si annuncia il viaggio superveloce Europa-Stati Uniti su iper jet da velocità supersonica. In Italia il discorso è altro. E’ prescritto di arrivare in aeroporto con largo anticipo e  non è facile raggiungerlo per il traffico urbano, la fila per il check in è spesso affollata, i controlli per accedere ai gate sono laboriosi, non di rado i voli sono in ritardo e sempre di più per l’aumento vertiginoso di aerei che decollano e atterrano. All’arrivo si deve mettere in conto l’attesa dei bagagli e la corsa in taxi fino a destinazione. Il mondo malato di dipendenza dalla velocità, condiziona le logiche di mercato dei gestori delle ferrovie. Il tunnel sottomarino della Manica ha congiunto in tempi relativamente brevi Londra e Parigi, è in corso l’impresa europea del TAV, treno ad alta velocità, in Giappone, e non solo, i bolidi su monorotaia o sospesi nell’aria sono cosa fatta. Inedito è il progetto americano dell’Hyperloop One, treno supersonico a levitazione magnetica. Viaggia all’interno di un tubo.  Unirà Praga e Bratislava con tappa intermedia a Brno (354 chilometri) in dieci minuti, alla velocità di 1.200 chilometri.  Il futurismo di questo mostro prevede oltre alla copertura di itinerari dell’est europeo quelli tra Dubai e Abu Dhabi in 12 minuti e di Riyadh con Doha in 23 minuti. Altro obiettivo è il collegamento Helsinki-Stoccolma in mezz’ora. Velocità? Al sud è parola sconosciuta, da sostituire con marginalità, isolamento, degrado. La rete ferroviaria, storicamente inadeguata (e  il termine  non esaurisce la gravità del problema), è archeologia abbandonata di cui è responsabile lo Stato che si rapporta al mezzogiorno del Paese come farebbe con territori del terzo mondo. La soppressione di stazioni è avvenuta con una progressione inarrestabile e silenziosa, a favore di un incremento vertiginoso del farraginoso trasporto su gomma, sono innumerevoli le tratte a binario unico, con il loro carico di pericolosità. Nella stragrande maggioranza di casi i treni sono quelli di scarto, eliminati dai percorsi del centro nord, l’alta velocità si ferma a Salerno e taglia fuori due terzi della penisola, prolificano le autolinee private di collegamento del Sud con il Nord  e le mete dell’emigrazione in Germania e Svizzera. In intere aree interne del province meridionali i treni sono fantasmi del passato. Ne fanno le spese anche piccole ma funzionali stazioni di luoghi del turismo, specialmente estivo, chiuse, come quella prossima  al centro cilentano di Palinuro. Senza  infierire è però inevitabile il riferimento ai disagi dei pendolari, stavolta senza distinguere Nord e Sud, o alla situazione disastrosa delle linee  siciliane. Sembra che la parola priorità sia sconosciuta o relegata nel limbo della disattenzione a senso unico dei governi che analizzati da questa angolazione somigliano tutti a gemelli siamesi.

Luciano Scateni