SCATENI. Vengo anch'io...vengo anch'io? Mai, tu no


Articolo pubblicato il: 23/07/2019 13:17:31

Ha profondamente ragione il giovanotto pomiglianese. Di Maio rivendica “orgogliosamente” la diversità dal Pd e chi gli desse torto dovrebbe iscriversi a una scuola serale di politichese, perché non capisce niente. Elencare quanto distanzia irrimediabilmente pentastellati e dem è cosa tanto corposa da ipotecare una ventina di queste note quotidiane e precluderebbe l’urgenza di dar voce a Greta, alla sua crociata contro l’epilogo della Terra estinta dalla violenza dell’uomo, che la riduce a una palla cosmica ardente. L’incompatibilità Pd-M5s, dice fortunatamente bene  Di Maio, somiglia molto a un’altra strategia per distrarre le masse dai temi bollenti di questa estate politicamente torrida, che si trascina  faticosamente per nascondere i guasti mortali del governo gialloverde. È stato Franceschini a rilanciare l’idea di alleanza con i grillini: “Renzi ha più volte orgogliosamente suggerito di lasciare che Lega e 5 Stelle facessero il governo per poi vederli fallire. Credo che sia la madre di tutti gli errori. Pensiamo ai danni che sono stati fatti in questo anno a famiglie, lavoratori, migranti, all'economia italiana e al sistema di valori condivisi del Paese, con la crescita al 35%  della Lega dopo un anno di governo. Abbiamo perso un terzo dell'elettorato italiano, quello dei Cinque Stelle, consegnato a Salvini”. Di Maio, con una dichiarazione, risponde a Franchini, alla sua ipotesi di aggancio tra vagoni in bilico su binari dei rispettivi malesseri: mai e poi mai tradirebbe il "socio in affari politici" Salvini ed è proprio questo assurdo feeling a impedire drasticamente l’abbraccio mortale Pd-5stelle. Non serve altro a renderlo incompatibile, ma ci sarebbero decine diversità per bocciare l’improvvido l’azzardo del “ribaltone”.
 
Luciano Scateni