SCATENI. Vite disobbedienti


Articolo pubblicato il: 02/06/2019 15:12:40

 
Eroi del nostro tempo? A dispetto della marmaglia di egoisti, arrampicatori sociali, corrotti e corruttori, arricchiti sulla pelle dei poveri, di uomini generosi, altruisti, leali, coraggiosi, ce n’è e sono tanti. I primi che ho in cima alla memoria: Pietro Bartolo, medico di Lampedusa che ha visitato e curato trecentomila profughi, sostenitore dell'accoglienza di immigrati e richiedenti asilo, della necessità di corridoi umanitari contro la tratta degli esseri umani. Valerio Catoia un ragazzo dawn di 17 anni, esperto di nuoto, che ha salvato dall’affogamento in mare una bambina che non riusciva a tornare a riva e sarebbe affogata senza il suo intervento.  Medici e volontari di Emergency, Medici senza frontiere le navi Ong che strappano alla morte migliaia di migranti. Ramy, Samir, i ragazzi di origine egiziana e marocchina, che hanno salvato i compagni dal bus in fiamme, Samir ha nascosto al sequestratore del pullman  il cellulare, Ramy ha chiamato il 112, i carabinieri sono intervenuti tempestivamente. Mimmo Lucano, ex sindaco di Riace, celebre per il suo approccio nella gestione illuminata di rifugiati politici e immigrati. 450 si erano stabiliti nel piccolo villaggio ionico accanto ai suoi 1800 abitanti, inseriti nella vita sociale del paese, impiegati in lavori utili: terzo nella World Mayor, concorso mondiale organizzato da City Mayors Foundation che a cadenza biennale stila la classifica dei migliori sindaci del mondo. Nello stesso anno al 40º posto nella lista dei leader più influenti redatta dalla rivista americana Fortune. Lucano è stato destituito dall’incarico di sindaco, sottoposto agli arresti domiciliari lontano dal suo comune e messo sotto processo perché scomodo ai propugnatori del respingimento dei  migranti.  Eroi sono gli oppositori senza bandiere di partito che lottano per il ritorno alla democrazia che s’identifica nella Costituzione. Ecco, tutti eroi del nostro tempo, eredi di eroi di altre stagioni della storia d’Italia, di imprese come la liberazione dal nazifascismo, la ricostruzione dalle fondamenta del Paese messo  in ginocchio dalle conseguenze di una  guerra suicida. Sono eroi solitari, perseguitati per indossare la veste talare di sacerdoti che operano nel sociale, ben oltre il mandato che gli assegna la condizione di religioso, che indossa i panni dimessi di prete operaio. Nel 2003 per le edizioni Intra Moenia ho pubblicato il libro “Vite disobbedienti”, doppia intervista a don Vitaliano Della Sala e a Francesco Caruso. Nella prefazione scrivevo: “Un titolo? Vitaliano & Francesco, Thelma e Luise al maschile? Le due ‘pasionarie’ scelgono di volare nel vuoto, di affidarsi all’incognito, si negano alla giustizia ingiusta. Non convincono i nomi ravvicinati delle due eroine a quelli di un prete e di un giovane leader del movimento dei movimenti distanti dal tragico esito della disperata solidarietà che conclude solitudini senza via d’uscita delle due amiche. Don Vitaliano è tutt’altro che solo e la sua atipicità lo mette al riparo, almeno dalla morte, ma finisce egualmente nel mirino della repressione di ogni ‘diversità’, assediato dall’ottusità del clero che l’ammonisce, lo minaccia e a conclusione di una violenta persecuzione, lo espropria delle anime dei suoi fedeli e non solo, della casa, della parrocchia, della libertà di pensiero e della sua interpretazione di buon  cristiano. Il Venerdì di Repubblica, del 31 Maggio, dedica a don Vitaliano le pagine 56/57 del settimanale e in apertura ripropone la sua immagine di pacifista incatenato a u n carro amato, la stessa della copertina del libro Vite disobbedienti. L’articolo coincide con la sospensione a divinis e il divieto di dire messa imposto dalla Chiesa nel 2002. Torna sacerdote a pieno titolo il prete ‘di sinistra’, nella sua parrocchia di Mercogliano, continua a operare in una comunità per il recupero di tossicodipendenti e ricorda che 25 anni fa, come Konrad Krajewski, anche lui riattaccò la corrente in uno stabile occupato di Avellino. La speranza è che Salvini non legga il venerdì di Repubblica e tanto meno questa nota, pubblicata come tutti i giorni su Facebook.